Ci sono persone che non si sentono bene, ma tanti altri fanno i furbetti e non pagano l’intervento dell’elicottero
Nel periodo estivo ci sono più persone da soccorrere che in altri momenti dell’anno. Persone che si avventurano in percorsi di montagna soprattutto ma che per vari motivi poi necessitano di essere aiutati perché vanno in difficoltà. E quando succede tanti, se non quasi tutti, chiamano i soccorsi che puntualmente, anche e soprattutto per evitare cose spiacevoli, si precipitano per salvare e dare un aiuto alle persone che sono in difficoltà. Ma ci sono tanti però. Nel solo periodo di Ferragosto sui 97 interventi “contabilizzati” fino ai giorni nostri dal Soccorso alpino bellunese, 42 erano le persone che non necessitavano di cure in ospedale.
“Illeso però potrebbe essere a rischio evolutivo – ricorsa e sottolinea il delegato del Soccorso Alpino bellunese, Alex Barattin -. La persona è illesa, però se rimane nell’ambiente ostile o se non ha le competenze il rischio potrebbe portarlo o alla morte o a restare ferito“. Ma va ricordato, forse tanti non lo sanno o lo ignorano, che per gli interventi non sanitari in montagna, vuol dire che non è poi necessario un ricovero, si paga l’uso dell’elicottero da 86,76 al minuto, fino a un massimo di 7.500 euro. Non solo. Con sole squadre a terra la spesa è di 200 euro per ciascuna squadra, e vanno aggiunti 50 euro per ogni ora aggiuntiva di operazioni oltre la prima per ciascuna squadra, fino a un importo massimo di 1.500 euro.
Troppe persone si fanno aiutare ma poi non pagano
Il problema è che il 30% non paga e le gli ammanchi di questa specifica situazione ammontano a quasi mezzo milione di euro. Recuperare quei soldi non è possibile o quanto meno sta diventando molto complicato. Ma non è tutto. Ci sono tanti furbetti: chiamano il soccorso ma poi non hanno nulla. Una carta che queste persone poi si giocano all’arrivo della “parcella” per il servizio in elicottero: tanti i ricorsi basati proprio su questo. E la Regione sta cercando di recuperare tutti questi soldi.
“Ammontano a 404mila euro – ha spiegato il consigliere regionale del Pd Zanoni – i mancati introiti registrati nel triennio 2020-2022, derivanti dal pagamento degli interventi di soccorso nelle montagne venete da parte di chi viene salvato. Un buco pari al 30% del fatturato totale e che vede insolventi tanto i cittadini italiani (per oltre 141mila euro) quanto quelli esteri (per quasi 263mila euro). Un problema che va urgentemente risolto».