Al posto di “gay” si usa un termine dispregiativo: la sentenza fa discutere

Nel caso in cui al posto di gay viene utilizzato un termine dispregiativo, si può considerare diffamazione: la Corte di Cassazione ha deciso.

Il tutto è cominciato da una frase infelice spuntata proprio su Twitter da parte di un utente che aveva scritto: “I froci sono così, bisogna rassegnarsi, stanno riuscendo a sessualizzare pure il club dello Sci.G Milano, non si riesce ad andare oltre”.

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Delle parole che al loro interno presentavano dei termini dispregiativi usati al posto del termine corretto che di base è gay oppure omosessuale, per il quale LoSci.G Club Gay Milano Lgbtqia+ avea sporto querela.

Ebbene, da questo momento in poi, qualora la cosa venisse fatta ancora una volta, si tratterebbe di diffamazione: ad averlo stabilito è stata la Corte di Cassazione tramite una sentenza.

Corte di cassazione non ha dubbi: si tratta di diffamazione

“La procura, facendo riferimento a precedenti sentenze della Corte di Cassazione ha stabilito che quel termine, è diffamatorio nei confronti del destinatario, motivo per cui l’utente social che lo aveva scritto ha commesso un reato” è questo quello che scrive il Corriere della sera.

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Quindi per essere ancora più chiari, da adesso in poi chi chiamerà i gay con termini non appropriati potrà essere accusato di diffamazione, proprio in tempi recenti poi c’è stato un altro caso che ha suscitato grande attenzione.

“Un transessuale, aveva usato lo stesso appellativo, diretto ad un politico con cui asseriva di aver intrattenuto una relazione, che a sua difesa aveva detto che ormai quella parola avesse perso, per l’evoluzione della coscienza sociale, il suo carattere dispregiativo” si legge sempre sul Corriere, ebbene la conclusione è che in questo caso invece la Cassazione si è opposta a quella considerazione di carattere difensivo, perché secondo i magistrati della Suprema Corte.

La parola in questione era: “Oltre che chiara lesione dell’identità personale» è anche «veicolo di avvilimento dell’altrui personalità e che tale sia percepito dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana”.