Luogo comune o verità? Ecco una spiegazione alla domanda se realmente il mondo vegetale sia in possesso di coscienza
Sono numerosi ancora i misteri che la natura ci nasconde, e che sono tutti da scoprire. Uno di questi riguarda il modo in cui funzionano alberi e piante a livello sensoriale, come si comportano sia individualmente che in gruppo. Siamo davvero sicuri che gli essere viventi vegetali sentano dolore, che comunichino tra di loro o che abbiano una forma di coscienza?
La possibilità e l’ipotesi che le piante sentano e/o pensino ha lasciato gli scienziati dubbiosi per molto tempo. Il campo di ricerca dedicato a questo mondo è quello della neurobiologia vegetale, che studia come le piante elaborano le informazioni provenienti dal loro ambiente. La gnosofisiologia vegetale, o cognizione delle piante, invece, studia aspetti come la memoria e l’apprendimento. C’è addirittura grande rispetto tra gli alberi, che sono piuttosto educati l’uno con l’altro. In alcuni di questi si verifica un fenomeno conosciuto come ‘timidezza delle chiome’ (crown shyness), che avviene quando le chiome di due piante non si toccano. In sostanza queste non si sovrappongono ai rami dell’altro e permettono alla luce del sole di raggiungere il suolo. Gli scienziati sono rimasti perplessi per anni riguardo questo evento, e ancora non è stato raggiunto un consenso sulle ragioni.
La coscienza nel mondo vegetale
Una prima teoria è che potrebbe trattarsi di un meccanismo di difesa per aiutare a prevenire la diffusione di malattie, oltre che per condividere poi la luce del sole. Non tutti gli alberi, però, si comportano in questo modo: è solo un comportamento più comune tra gli alberi della stessa specie e della stessa età. Questo perciò ci dimostra che esiste comunque una specie di capacità di riconoscimento dell’ambiente e dei vicini. Nonostante ciò, gli alberi che evitano di toccarsi tra di loro condividono comunque la luce solare con i loro simili, ma sono capaci di condividere anche altre risorse attraverso le loro radici.
Le reti micorriziche, nello specifico, sono reti sotterranee costituite da filamenti di funghi che crescono tra le radici. In pratica collegano l’intera foresta. Queste sono utili anche per la condivisione di risorse come il carbonio e l’azoto. Gli alberi più grandi e più vecchi, infatti, tendono ad usare questa rete per nutrire quelli più giovani, condividendo le risorse di cui questi ultimi hanno bisogno per crescere. È interessante, però, il fatto che gli “alberi madre” sembrano capaci di riconoscere la propria famiglia e, di conseguenza, condividono più nutrienti con i parenti rispetto agli estranei.