Secondo i quotidiani americani un malaware cinese potrebbe entrare nei server militari e provocare degli allarmi ingiustificati molto pericolosi
L’allarmante notizia è stata riportata dal quotidiano New York Times, citando alcune fonti secondo le quali l’intelligence statunitense ritiene che il malware possa dare alla Cina il potere di distruggere o rallentare eventuali dispiegamenti militari americani, incluso nel caso di una mossa della Cina contro Taiwan.
Malware o “software malevolo” è un termine generico che descrive un programma o codice dannoso che mette a rischio un sistema. Lo scopo dei malware è lucrare illecitamente. Infatti, sebbene i malware non possano danneggiare gli hardware fisici di un sistema o le attrezzature di rete, possono comunque rubare, criptare o eliminare i dati, alterare o compromettere le funzioni fondamentali di un computer e spiare le attività degli utenti senza che questi se ne accorgano o forniscano alcuna autorizzazione.
Gli Stati Uniti stanno dando la caccia a un malware cinese in grado di mandare all’aria le operazioni militari americane. Il malware spia è stato definito, direttamente da fonti interne al Congresso, un’autentica “bomba a orologeria”, in grado di innescare pericolose reazioni nella catena di comando militare dalle conseguenze imprevedibili. Sarebbe nascosto nelle reti che controllano l’energia, i sistemi di comunicazione e le forniture di acque che alimentano le basi militari negli Stati Uniti e nel mondo. La preoccupazione più grande per l’intelligence americana sarebbe infatti la possibilità che il codice maligno possa avere effetti ben più ampi oltre a quelli militari: le reti elettriche e idriche che servono le basi infatti sono le stesse usate per gli americani comuni.
Negli ultimi tempi, Stati Uniti e Cina sono contrapposti sulla questione Taiwan e l’ultima sfida lanciata dal governo di Washington a quello di Pechino è quella di aver approvato l’invio di 345 milioni di dollari di armi a Taipei in modo da rafforzare le sue difese a fronte dell’intensificarsi dell’attività militare cinese nello stretto. “Ci opponiamo fermamente ai legami militari e alla vendita di armi a Taipei, gli Stati Uniti devono smetterla di creare nuovi fattori di tensione e di mettere a rischio la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan“, ha affermato il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington Liu Pengyu. Immediata ovviamente la risposta di Taiwan che invece ringrazia Washington per il fermo impegno alla sicurezza dell’isola dimostrato e per la fornitura di importanti strumenti di autodifesa. Insomma la questione resta delicata e ora il malaware maligno denunciato dalle autorità americane non fa altro che gettare benzina sul fuoco.
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