I dipendenti che hanno l’obbligo di firma o di restare nella propria abitazione devono perdere necessariamente il lavoro?
I datori di lavoro nella maggior parte dei casi si aspettano di avere dipendenti impeccabili, competenti e veloci nell’esecuzione dei loro compiti assegnati, ma questa situazione non si verifica sempre. Supponiamo il caso di un dipendente coinvolto in un reato: l’azienda può licenziarlo se è agli arresti domiciliari? La risposta sembrerebbe essere sì, almeno logicamente.
Ci sono però delle precisazioni e delle domande a cui rispondere. Ad esempio, gli arresti domiciliari per i dipendenti quando vengono disposti? In breve, se c’è il pericolo che una persona accusata di un reato possa fuggire, influenzare le prove cercando di ostacolare le indagini o commettere altri reati, il magistrato può decidere di limitare la sua libertà, anche se il processo è ancora in corso. E questo chiaramente può valere anche per un dipendente presso un’azienda. È ovvio tuttavia che una persona costretta nella propria abitazione per decisione del tribunale, pur avendo un lavoro, possa subire conseguenze anche sul piano lavorativo.
I casi specifici per i dipendenti ai domiciliari
Una motivazione, spesso affrontata dalla giurisprudenza, è ad esempio la lesione dell’immagine aziendale. In questi casi, infatti, è capitato che i giudici abbiano dato il via libera al licenziamento per motivi disciplinari e anche per giusta causa, con conseguenze immediate per il dipendente agli arresti domiciliari. Tuttavia, secondo una consolidata linea giurisprudenziale della Cassazione, gli arresti domiciliari di per sé non costituiscono una base per un licenziamento per giusta causa. La spiegazione risiede nel fatto che questi generalmente sono stati disposti per fatti estranei al lavoro.
Altro caso specifico è quello del licenziamento per assenza ingiustificata: questo può essere ammesso solo se un dipendente non può lasciare la propria abitazione nemmeno per recarsi al lavoro. Di regola, infatti, il lavoratore deve fornire una spiegazione tempestiva della sua assenza, se non dopo essere stato contestato per l’assenza, e dimostrare l’impossibilità di avere contatti con l’esterno o un giustificato impedimento. Solo in tali casi il datore di lavoro può procedere al licenziamento per assenza ingiustificata. Esistono casi in cui un dipendente posto agli arresti domiciliari è comunque tutelato. Ad esempio, qualora dopo un processo penale venisse pronunciata una sentenza di assoluzione, di proscioglimento o di non luogo a procedere, oppure se se viene disposto un provvedimento di archiviazione, la persona agli arresti domiciliari può ottenere di nuovo il proprio lavoro. E questo discorso vale pure se era stata licenziata in precedenza.