La sua scelta di giocare con Team Usa ha scatenato polemiche in Italia. Ma Banchero svela i motivi che l’hanno spinto a giocare per gli Stati Uniti a un mese dai Mondiali nelle Filippine…
Lui è americano di Seattle, ha 21 anni e ha subito stupito tutto il mondo Nba: prima venendo scelto come prima opzione al draft 2022 dagli Orlando Magic e poi inanellando una serie di prestazioni super che gli sono valse il titolo di Rookie of the Year.
Paolo Banchero però ha anche origini italiane, oltre che la cittadinanza del nostro Paese. Le origini tricolori vengono dalla parte del padre, i bisnonni infatti erano dell’entroterra ligure e quasi un secolo fa erano partiti in cerca di fortuna in direzione America. E ora c’è Paolo a tenere altissimo il nome della famiglia Banchero. Quel nome di chiara origine italiana, così come la cittadinanza ottenuta nel 2020. Il sogno degli appassionati italiano di vederlo con la casacca azzurra, ma anche quello della Federazione e di coach Pozzecco che hanno lavorato a lungo per convincere Banchero a scegliere l’Italia. Tentativi a vuoto. La scelta di Paolo ha fatto infuriare il presidente federale, Gianni Petrucci, il quale ha candidamente ammesso di essersi sentito preso in giro.
Banchero e la scelta di Team Usa: “Era il mio sogno da bambino”
Ora Banchero torna a parlare della sua scelta. Legittima, per carità. Ma che ha lasciato molto amaro in bocca: “Avevo 17 anni quando l’Italia mi ha contattato, ma il Covid mi ha tolto l’opportunità di giocare lì: sarebbe stato tutto diverso – dice in un’intervista a Sky Sport -. Era un momento nella mia vita in cui sentivo di non poter rinunciare ad un’opportunità del genere perché la mia famiglia da lato di papà è italiana. Non sapevo molto delle mie origini, perciò pensavo che fosse un modo perfetto per avvicinarmi a quella parte del mio lignaggio, cosa che ho comunque fatto negli ultimi anni. Spesso ripenso sempre a quanto sarebbe stata diversa la mia vita se il covid non mi avesse tolto questa possibilità. Dopo non aver giocato lì sono andato a Duke, ho avuto un grande anno, sono stato prima scelta assoluta e le circostanze sono cambiate”.
Già, ora gli USA e un’opportunità per lui irrinunciabile: “Giocare per Team Usa era un mio grande sogno da bambino. Ogni singolo giorno guardavo la foto di mia madre (Rhonda Smith, anche lei cestista con un passato nella nazionale a stelle e strisce) e avevo lo stesso obiettivo”.