Barbie continua a far discutere e stavolta è sotto accusa il messaggio femminista contenuto, apparentemnte in contrasto con la stessa strategia commerciale del film.
Può piacere o no, lo puoi amare o odiare, ma Barbie di Greta Gerwig sta letteralmente monopolizzando il dibattito sui social, che ora sono inondati di polemiche sul significato della pellicola.
Adesso, gran parte delle discussioni, sono incentrate sull’apparente dicotomia tra la morale femminista e la natura inevitabilmente capitalistica del prodotto finanziato dalla Mattell.
Capitalismo e patriarcato, due facce della stessa medaglia
Capitalismo e patriarcato sono due fenomeni antropologici indipendenti? E’ possibile sconfiggere il maschilismo facendo una sostanziale apologia al consumismo? A quanto pare… secondo Greta Gerwig, si. Tuttavia, le schiere di femministe e spettatori smaliziati, hanno individuato un cortocircuito filosofico all’interno del messaggio contenuto in Barbie. Slegare storicamente patriarcato e capitalismo appare come un’operazione ideologica piuttosto complicata, che presuppone una dose di coraggio non comune. E’ proprio per questo che, la massiccia quantità di marketing rintracciabile all’interno del film prodotto da Margot Robbie, secondo alcuni, rischia di indebolire alle fondamenta il messaggio contenuto, di cui potrebbe rimanere ben poco.
Nonostante la critica sia piuttosto precisa e difficilmente confutabile, ci risulta alquanto complicato pensare ad un film su Barbie emancipato da qualsivoglia dinamica commerciale. In realtà… a pensarci bene, ci risulta difficile pensare a qualunque film destinato al grande pubblico, che possa distaccarsi completamente dal sistema capitalistico. Per essere distribuito in tutto il mondo, un film ha inevitabilmente usufruito di pubblicità, distribuzione su larga scala e un pubblico pagante, che, volente o nolente, alimenta il consumismo in cui siamo immersi. Certo… da qui a cavalcare l’onda del marketing come questo Barbie dimostra di voler fare, ne passa, ma c’è anche da segnalare che nel lungometraggio viene portata avanti una decisa satira nei confronti del sistema capitalistico, in un continuo “ne faccio parte, ma me ne servo per tentare di abbattere un’altra piaga della società”.