L’uscita di Barbie e, il grandioso successo accumulato, hanno inevitabilmente risvegliato gli integralisti della settima arte, tra i quali spicca un famoso sceneggiatore
Charlie Kaufman, leggendario sceneggiatore, è stato ospite al Sarajevo Film Festival, dove ha approfittato della rinnovata visibilità, per esprimere opinioni piuttosto taglienti sull’attuale panorama dell’industria cinematografica.
L’ambientazione della stoccata è stata una lezione avvenuta in seguito alla consegna del premio alla carriera, che è divenuta presto un presupposto per attaccare colleghi e esponenti di spicco dello Star System.
Un’industria alla deriva?
La critica rivolta assomiglia molto ai discorsi portati avanti dai cinefili più integralisti, che denunciano una supposta perdita dei valori più puri della creazione disinteressata della settima arte. Una considerazione inevitabilmente influenzata dal post pandemia, in cui la sopravvivenza della sala è stata resa possibile soltanto dalle grandi produzioni, spesso dotate di un autorialità ridotta ai minimi termini. Ecco le parole di Kaufman: “A questo punto, gli unici film che fanno soldi sono immondizia. È affascinante. Fanno guadagnare una fortuna e questo è il nocciolo della questione. È una situazione molto seducente per gli studios ma anche per le persone che si impegnano e diventano i creatori di quella spazzatura, soprattutto se vengono lodati per la spazzatura perché non devono guardarsi dentro o pensare troppo a lungo a quello che stanno facendo”.
Parole forti, che trovano il proprio esito in un’utopia dello sceneggiatore: “Ho il sogno di creare un’organizzazione di artisti per capire come finanziare e sostenere i registi che fanno cose di valore”. Un discorso inevitabilmente attuale, che, tuttavia, sembra ignorare completamente quelle produzioni di valore, che sfociano soltanto nei servizi in streaming, senza approdare in sala.