Le accise sui carburanti portano alle stelle il prezzo alla pompa in Italia e a rimetterci sono gli automobilisti
Non è un segreto che l’imposizione fiscale in Italia è tra le più pesanti in Europa. Anche per quanto riguarda un “gesto”, non quotidiano, ma molto più frequente di quanto vorremmo: fare rifornimento ai distributori di carburante. Si, perché il nostro Paese è al terzo posto in Europa per il caro gasolio proprio a causa del peso delle tasse pari al 56% del prezzo finale.
Il prezzo, oltre la soglia psicologica dei due euro al litro, ha fatto aumentare rabbia e preoccupazione degli automobilisti italiani. In un momento dove l’inflazione ha portato a una fiammata al rialzo di tutti i prezzi, anche quello di benzina e gasolio per autotrazione non è stato da meno.
Cominciamo considerando che il prezzo del carburante è dato dalla somma di 3 componenti, il costo del prodotto sul mercato, l’accisa che insiste sul prodotto e l’IVA. Il prezzo della benzina è determinato dalle leggi di domanda e offerta del mercato e dai costi di produzione. Le compagnie petrolifere determinano il prezzo della benzina sulla base dei costi di produzione e della domanda. Le accise sono delle imposte sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo. In Italia le accise sui carburanti sono state introdotte gradualmente fin dagli anni ‘30 del secolo scorso per fronteggiare emergenze dovute per lo più a disastri naturali ed eventi militari. Per esempio, sono ancora teoricamente in essere quelle introdotte per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936, della crisi di Suez del 1956 e per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963, e tante altre fino a quelle per far fronte all’alluvione di Liguria e Toscana del 2011, alla ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012, quelle aggiunte con il decreto Salva Italia del 2011. Teoricamente perché nel 1995 le varie accise sono state inglobate in un’unica imposta indifferenziata che finanzia il bilancio statale nel suo complesso.
Quindi sono classiche tasse che servono a finanziare i servizi pubblici e le infrastrutture, ma che hanno anche lo scopo di ridurre i consumi di carburante. Le tasse sulla benzina possono poi essere usate per sovvenzionare il costo dei servizi pubblici e delle infrastrutture che usano, facendo sì che siano anche gli automobilisti a contribuire al sostegno di tali opere di utilità pubblica. Sono di fatto un costo fisso in euro, applicate sull’unità di carburante venduto. Entrando nei dettagli, ad oggi le accise su un litro di benzina sono pari a 0,7284 euro, mentre su un litro di gasolio sono pari a 0,6174 euro. Tale valore scende a 0,13872 euro per il gas, mentre per il metano si attesta a 0,0049 euro. Quindi, se non esistessero tutte queste, o almeno alcune, famose accise potremmo essere il Bel Paese dove i carburanti sono più economici che da qualsiasi altra parte. O quasi.
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