C’era una volta il duopolio Adidas e Nike. Erano loro infatti i maggiori fornitori dei club partecipanti alla Champions League, oggi è tutto diverso
Fino a qualche anno fa i due colossi del marketing sportivo monopolizzavano il mercato delle maglie da gioco e fornivano il loro materiale tecnico alla quasi totalità delle squadre, oggi ne restano soltanto il 50%. I due brand che vanno per la maggiore hanno scelto di “liberare” i club più piccoli e dedicarsi soltanto ai top team che offrono indubbiamente una visibilità più rilevante.
In questa settimana è cominciata la Champions League 2023-24. Una manifestazione per club che oramai ha soppiantato i campionati nazionali, non soltanto per il prestigio che porta giocarla e magari vincerla, ma soprattutto per il vorticoso giro di denaro che muove. E dalla prossima stagione, con la nuova formula, sarà ancora più ricca.
Inutile girarsi indietro, anche nello sport, come nella vita, tutto si evolve e tutto cambia, quindi quella che una volta era una partita di calcio di coppa il mercoledì sera, oggi è diventata un evento spalmato su tre giorni che muove una montagna di soldi e le squadre di club, dalle più piccole delle federazioni minori ai top club, ambiscono a partecipare perchè una sola stagione europea può sistemare le casse della società per anni. La Champions League è la fotografia del nuovo modo di intendere lo sport di questi tempi. Una manifestazione bellissima, prestigiosa, ma soprattutto tanto ricca per tutte le partecipanti, e più si va avanti nel tabellone più si guadagna. Chiaro che tutte le componenti guardano a questa specie di slot machine come al Santo Graal e anche i brand delle multinazionali più importanti che “vestono” con il loro materiale i club, sanno che quella è la vetrina più importante. Ma quest’anno qualcosa sta cambiando nella ripartizione delle squadre partecipanti. Adidas e Nike, dieci anni fa esatti, sponsorizzavano 28 delle 32 squadre più forti d’Europa, quelle della Champions League. Oggi è cambiato tutto. E sembra quasi la fine di un duopolio.
In questa edizione della Champions League, l’ultima prima della riforma che entrerà in vigore dalla prossima stagione, le cose sembrano cambiate per quanto riguarda i cosiddetti sponsor tecnici. In questa edizione, infatti, i brand più famosi sul mercato mondiale come Nike e Adidas vestono solamente la metà delle squadre partecipanti, con otto contratti attivi a testa. Dietro di loro ci sono ben sette diversi marchi, con Puma, terza, che vanta ben sette squadre che vestono il suo kit gara. Presenti, inoltre, Castore (tre), Macron (due) e con una maglia a testa ecco EA7, Mizuno, New Balance e Jako. Probabilmente a cambiare sono le strategie di marketing, i colossi preferiscono concentrarsi soltanto sui top team che offriranno sicuramente una visibilità maggiore, mentre gli altri club più piccoli preferiscono affidarsi a marchi più piccoli che possono offrire un servizio sicuramente migliore e più accurato.
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