Caso Schwazer: Malagò è sicuro di un accanimento su di lui

Il presidente del Coni esprime la sua sul caso del marciatore altoatesino squalificato per doping fino al prossimo luglio del 2024

In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Giovanni Malagò ha espresso molti dubbi e perplessità sulla clamorosa vicenda del marciatore italiano e sul presunto caso di doping che hanno portato alla squalifica dell’atleta.

Dopo sette anni dai fatti e a due anni dall’archiviazione delle accuse a Schwazer, la stessa Procura di Bolzano ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta sugli autori di ciò che fu definito “complotto” ai danni del marciatore altoatesino. Dunque lo stesso tribunale che aveva archiviato la posizione di Schwazer ritenendo che l’atleta non si fosse dopato ha archiviato l’accusa verso gli ignoti che l’avrebbero raggirato.

Un intrigo poco edificante

Il caso Schwazer continua a far discutere, a dividere l’opinione pubblica, e a collezionare spunti di riflessione. Sarà stato anche per lo splendido docu-film in programmazione su Netflix, che ricostruisce perfettamente l’intrigata vicenda mettendo a fuoco le tante incongruenze che hanno molto probabilmente messo fine alla carriera di uno dei marciatori più forti al mondo, fatto sta che anche il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha voluto dire la sua sulla vicenda poco chiara. “Accanimento su di lui? Ne sono sicuro. Io nel merito non mi sento di dire nulla sulle sentenze, però ho una mia opinione e penso di poterla esprimere“, queste le pesanti parole del Presidente sulle pagine della gazzetta dello Sport. Le accuse di presunta colpevolezza ai danni del marciatore non sono mai cadute del tutto nonostante le tantissime incongruenze e i tanti dubbi sorti. L’atleta altoatesino vedrà terminare la squalifica a pochi giorni dall’inizio delle Olimpiadi di Parigi 2024. Quando avrà 39 anni.

Malagò con le idee chiare

Senza mettere in discussione le sentenze anche il Presidente Malagò però si è fatto un’ idea precisa sulla vicenda: “Ci sono momenti di riflessione che non lasciano indifferenti, come il controllo a sorpresa a gennaio a due settimane dalla testimonianza di Alex a Bolzano, il concetto di sorpresa viene meno se si programma un intervento del genere con così largo anticipo, poi mi chiedo perché non sia prevista una terza provetta a garanzia dell’atleta da conservare in un luogo dove non esista il conflitto d’interessi, e infine potremmo parlare della dinamica processuale, perché ridursi a giudicarlo a poche ore dalla competizione di Rio De Janeiro?

Ma non si poteva farlo la settimana prima? Portarlo come se fosse un reietto, è umiliazione, mortificazione, è calpestare la dignità di un uomo, al di là della sua colpevolezza penso sia entrato nel raggio d’azione di qualcuno”. E aggiunge, “la maggioranza delle persone fanno fatica a dire di Schwazer: è sicuramente innocente o è sicuramente colpevole, dopodiché ci sono alcuni aspetti oggettivi che onestamente fanno molto riflettere”. Prima di concludere con un’ amara considerazione: Alex è sentimentalmente e patologicamente aggrappato a questo sport, lui ha detto che sente ancora un fuoco dentro a cui non riesce a dire di no, questa è davvero una storia in cui c’è di tutto, ossessione, truffa, resurrezione, dramma, una storia unica”.