L’ex attaccante di Fiorentina e Messina ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera: “Oggi in 2-3 anni i calciatori guadagnano delle cifre assurde, per me non è stato così”
Dalla calce al calciatore. E viceversa. È la storia d’altri tempi di Christian Riganò: era muratore ed è diventato bomber, è stato bomber ed è tornato a fare il muratore. Messina, Fiorentina e Siena, tanto per ricordare alcune delle esperienze vissute. Ha fatto la vera gavetta fino ad arrivare in Serie A, gli anni ai massimi livelli non gli sono comunque bastati per cambiare totalmente vita nel post-carriera.
Ha fatto esultare migliaia di tifosi della Fiorentina, è diventato un loro idolo. L’attaccante, adesso, a quegli stessi tifosi ripara le case. Faceva il muratore prima di trovare la strada del successo, ha ricominciato una volta appesi gli scarpini al chiodo: “Mi piace come mestiere e ne vado orgoglioso”, ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera. “Avevo lasciato questo mestiere a tre quarti, nemmeno a metà. Io sono questo: amo costruire e riparare le cose. Così, non avendo avuto chiamate per allenare sono tornato a fare il mio lavoro…”.
Riganò e l’arrivo a Firenze: “Mi chiamò Galli, pensai fosse uno scherzo”
Oltre 300 gol in carriera, ha vestito la maglia della Fiorentina negli anni più difficili, quelli del fallimento e della ripartenza come Fiorentia Viola. Grazie ai suoi gol la squadra è tornata in Serie A. Ha raccontato com’è arrivato a Firenze: “Ero al Taranto. Mi chiamò Giovanni Galli, chiedendomi di andare alla Fiorentina, che era finita in C2 dopo il fallimento di Cecchi Gori. Alla prima telefonata riattaccai, pensavo fosse uno scherzo“.
Il calcio ora lo guarda da lontano: “Ho preso due patentini per allenare. Amo il calcio, ma si vede che non sono adatto per quello di oggi, fatto principalmente di sponsor, non accetto compromessi. Certo, se poi arrivasse la chiamata giusta sarei pronto a tornare in panchina”. I soldi guadagnati non l’hanno minimamente cambiato: “Sì, è vero, ho guadagnato bene e ne sono felice. Nella mia intera carriera, però, ho incassato quanto molti giocatori di media fascia oggi guadagnano in due-tre mesi. Così, poi, bisogna tornare a lavorare“.