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Come si fanno a riconoscere i messaggi generati dall’intelligenza artificiale

La conversazioni sono sempre più mischiate col linguaggio dell’intelligenza artificiale, sta diventando difficile capire e comprendere

L’intelligenza artificiale al posto delle persone vere e proprie. Capire come e quando  e soprattutto chi sia a scrivere se una persona in carne e ossa oppure un computer non è facile. Anzi, è assai complicate. Già perché i sistemi legati all’Intelligenza artificiale non solo suggeriscono le parole, ma fanno molto di più, visto che completano frasi o addirittura producono conversazioni che potrebbero essere scambiate per vere e plausibili.

L’intelligenza artificiale che dà forma ai pensieri creata con programmi di intelligenza artificiale. (Ansa Notizie.com)

Non è facile, ma la comunicazione umana si sta sempre mischiando al linguaggio generato dall’IA e capirlo non è affatto semplice, più si va avanti, più la situazione non appare semplice da gestire, anche perché se l’intelligenza artificiale si mette al posto della persona le cose potrebbero complicarsi e diventare anche rischiose in alcuni casi. C’è uno studio che ha analizzato le nostre capacità di riconoscere alcuni scritti generati dall’intelligenza artificiale che sono stati pubblicati su piattaforme di incontri online e altri siti web, ebbene è venuto fuori che riusciamo a capire una volta su due se un testo è stato scritto da una persona reale o dall’IA.

L’IA può creare testi che risultano più umani di quelli scritti dagli umani

Un evento di intelligenza artificiale inserito nell’ambito dei Torino Digital Days (Ansa Notizie.com)

Uno studio che potrebbe avere una rilevanza importante, anche perché ormai l’intelligenza artificiale sta prendendo sempre più il sopravvento su tante situazioni e vicende. Quindi cercare di arginare questo fenomeno, soprattutto nelle varie chat o nelle mail sta diventando di basilare importanza, considerato che l’uso che ne potrebbe essere fatto non è sempre con buoni propositi anzi più si va avanti e più si potrebbe essere esposti a cose non proprio positive.

E così, nel tentare di riconoscere un testo generato dall’intelligenza artificiale, lo studio in questione non si affida al caso, ma segue diversi fattori e parametri ben precisi. Paradossalmente si potrebbe diffidare di testi scritti in prima persona e grammaticalmente corretti, ma anche di un linguaggio troppo familiare e informale. Il problema, non di poco conto, è che l’IA è un prodotto creato dall’uomo e spesso può trarre in inganno: “L’IA può creare testi che risultano più umani di quelli scritti dagli umani“, sottolinea Jeffrey Hancock, uno degli autori. Vedremo se il futuro gli darà ragione.

Paolo Colantoni

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