In arrivo nuove regole che sono state elencato in un provvedimento che dovrà essere approvato entro il 30 giugno
Il panorama dei concorsi pubblici, che rappresentano un’opportunità lavorativa molto ambita per coloro che sono alla ricerca di un nuovo impiego o del loro primo lavoro, è destinato a subire delle significative modifiche. In particolare, potrebbe non essere più obbligatorio sostenere l’esame orale, anche se questa novità avrà carattere temporaneo. L’approvazione di un emendamento alla Camera dei Deputati, relativo al decreto-legge sulla Pubblica Amministrazione, ha introdotto questa sorprendente decisione pochi giorni prima del Consiglio dei Ministri, il quale avrebbe dovuto approvare la riforma complessiva dei concorsi attraverso le modifiche al Decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994.
Il governo ha varato questo emendamento – che fa parte degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – al fine di anticipare il contenuto della misura che dovrebbe essere approvata entro il 30 giugno, in accordo con l’Unione Europea. Grazie a questo emendamento e alla futura misura, i meccanismi di assunzione da parte delle Pubbliche Amministrazioni (PA) subiranno un’accelerazione decisiva nei prossimi tre anni. Come riportato anche da Il Messaggero, la riforma attuale, contenuta nel Decreto del Presidente della Repubblica, su cui il Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo sta lavorando da tempo, ha come obiettivo quello di ridurre i tempi delle procedure pubbliche a sei mesi. Poiché il governo ha deciso di anticipare alcune delle disposizioni di tale misura mediante decreto, è possibile conoscere in anticipo alcune delle riforme previste per i concorsi pubblici.
Come anticipato è possibile che i bandi di concorso prevedano, per i profili “non apicali” (ovvero non quelli per posti di dirigenza), unicamente la prova scritta. Questa decisione comporterebbe la temporanea sospensione dell’esame orale. Tuttavia, secondo il testo, tale norma sarà valida fino al 31 dicembre 2026, anno in cui si prevede il completamento dei progetti del PNRR.
Tra le modifiche più rilevanti, vi è l’introduzione dei concorsi pubblici su base territoriale. Ciò significa che i concorsi nazionali unici, banditi dalla commissione RIPAM (Progetto di Riqualificazione delle Pubbliche Amministrazioni), potranno essere organizzati in modo tale che i candidati non possano presentare domanda di partecipazione per più di un solo profilo oggetto del bando e, relativamente a tale profilo, per più di un solo ambito territoriale. Di conseguenza, un candidato che decidesse di partecipare a un concorso dell’INPS o dell’Agenzia delle Entrate, dovrà indicare preliminarmente la regione o la città per cui si candida e non potrà successivamente presentare domanda per altri territori. Nel caso in cui non si riuscissero a coprire tutti i posti disponibili, verrà previsto uno scorrimento delle graduatorie che presentano un “surplus” di idonei e che sono limitrofe a quel territorio.
La riforma stabilisce che solo coloro che rientrano nel 20% dei posti successivi all’ultimo di quelli banditi potranno essere considerati “idonei”. E non è finita, perché secondo il decreto, è prevista anche l’introduzione di un numero specifico di “posti riservati”.
Infatti, come afferma il testo dei decreti che anticipano la misura, che dovrebbe essere approvata secondo la Commissione Europea entro il 30 giugno, il 15% dei posti dei concorsi pubblici sarà riservato a coloro che hanno completato il servizio civile universale senza demerito. Va precisato che il provvedimento non favorisce necessariamente tutti coloro che hanno prestato servizio civile, ma solo coloro che lo hanno concluso senza demerito. Questa quota del 15% dei posti riservati sarà destinata a tali individui.
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