Conviene andare in pensione più tardi? Ecco la verità

Pare proprio che non ci sia alcun dubbio, andare in pensione conviene e dovrebbe essere la scelta giusta da fare. Ecco il motivo.

Non ci sono davvero dubbi in merito a questo discorso, tra andare in pensione prima del tempo e dopo il previsto, la seconda opzione sembra davvero essere quella migliore da prendere in considerazione.

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Infatti farlo fa anche bene alla vostra salute, ad averlo sottolineato è stato l’esito di uno studio pubblicato su Cdc preventing chronic disease nel 2015: nello specifico si tratta di una vera e propria ricerca scientifica eseguita su un campione di 83.000 persone, che sottolinea come il pensionamento tardivo è utile a combattere l’invecchiamento cognitivo e l’isolamento sociale.

Ma non finisce qua, della stessa opinione è anche il pensiero condiviso nelle scorse ore dalla Società italiana di gerontologia e geriatria, che come si legge sul sito Msn: “nel 64° congresso del 2019 ha confermato che il pensionamento incide negativamente sulla salute, nonostante in molti siano portati a pensare il contrario. In particolare, lo studio italiano ha rilevato che nei primi 2 anni di pensione aumentano gli episodi cardiovascolari, la depressione e il ricorso ai medici, con un incremento compreso fra il 2% e il 2,5%”.

Pensione, andare con ritardo conviene anche per la salute

Insomma non ci sono davvero dubbi, andare in pensione più tardi del previsto conviene sotto tutti i punti di vista, e anche per quello che concerne la propria salute fisica e mentale, senza contare quanto faccia bene al proprio portafoglio.

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Ovviamente questo particolare non vale solo per l’Italia, ma anche per le persone che vivono in Giappone, gli Stati Uniti e la Svezia: “Guardando al solo dato della longevità le statistiche nazionali sono di tutto rispetto: nel 2023 l’aspettativa media di vita è di 84,2 anni (86,1 per le donne e 82,1 per gli uomini. Nella classifica mondiale l’Italia si posiziona così all’ottavo posto, preceduta da un solo grande paese, il Giappone che si posiziona quarto con un’aspettativa di vita pari a 84,95 anni”.

Pare quindi che andare in pensione più tardi porti solo dei benefici, visto che in Italia le persone che lo fanno restano attive molto più a lungo, ovviamente fare questa scelta non è sempre possibile visto che dipende dal lavoro che si è scelto. Nel settore pubblico, infatti, chi ha maturato i diritti deve per forza uscire a 65 anni (70 solo per alcune categorie, come medici, magistrati e insegnanti). Nel privato, invece, è possibile accordarsi per lavorare fino a 71 anni, scelta che può rivelarsi molto conveniente.

Ad avere trattato questo tema è stato anche un report Istat che ha constatato come: “un considerevole numero di pensionati italiani che continua a lavorare, si tratta di 383.600 over 65 (di cui quasi la metà ha almeno 70 anni). Fra questi, la maggior parte è concentrata fra i lavoratori indipendenti uomini del Nord Italia. In genere, poi, il numero di over 65 attivi in Italia è quasi raddoppiato negli ultimi 10 anni, rappresentando però solo il 5,1% (contro la media Ocse del 15%). La media è decisamente più alta nei paesi più longevi e anziani, con il primato del Giappone. Quest’ultimo, così come Usa e Svezia, offre infatti diversi incentivi per favorire l’attività degli over 65”.

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