Che cosa si rischia nel caso in cui si trovassero delle criptovalute non dichiarate alle autorità fiscali? Ecco la risposta.
Per chi non dovesse saperlo, le criptovalute sono state il metodo giusto che ha consentito una vera e propria rivoluzione del concetto di denaro e delle transazioni finanziarie. Detto questo, alcune volte questo mezzo permette di avere la scusante di non dichiarare il tutto alle autorità fiscali.
“Mentre molte persone sono tentate dall’idea di mantenere le proprie criptovalute nascoste, è essenziale comprendere le implicazioni legali e fiscali di questa decisione. I governi di tutto il mondo stanno intensificando i loro sforzi per regolamentare queste nuove forme di asset finanziari, come sottolineato anche dalla recente legge di Bilancio 2023, e la mancata dichiarazione potrebbe comportare conseguenze finanziarie indesiderate” questo riporta Money.it.
Quindi, una volta capito questo, resta una risposta davvero importante da chiedersi, ovvero che cosa succede in caso di criptovalute non dichiarate e quali sono le sanzioni che possono essere previste dalle legge?
Criptovalute, quali sono le sanzioni per quelle non dichiarate?
Allora come detto prima può succedere di trovarsi difronte a delle criptovalute non dichiarate e in questo caso la Legge di Bilancio del 2023 ha introdotto una sanzione ridotta per coloro che non hanno dichiarato le criptovalute negli anni passati, tramite dei pagamenti dell’imposta sostitutiva per:
- i soggetti che non hanno realizzato redditi derivanti dalle cripto attività in periodi precedenti, ma hanno solo omesso la dichiarazione del quadro RW, possono regolarizzare la propria posizione presentando un’apposita istanza. Nell’istanza, sarà necessario indicare le attività detenute al termine di ogni periodo di imposta e corrispondere una sanzione pari allo 0,5% del valore delle attività non dichiarate per ciascun anno.
- per coloro che invece hanno ottenuto redditi dalle cripto attività in periodi precedenti, la regolarizzazione avviene attraverso la presentazione dell’apposita istanza e il pagamento di un’imposta sostitutiva del 3,5% del valore delle attività detenute al termine di ogni anno o al momento del realizzo. In aggiunta, è necessario versare un’ulteriore somma pari allo 0,5% del valore delle attività per ciascun anno, a titolo di sanzioni e interessi per l’omessa indicazione.
Detto questo, sempre Money.it parla delle eventuali sanzioni e conferma: “Secondo l’articolo 5 del Decreto Legge 167/90, la sanzione per la mancata dichiarazione delle criptovalute nel quadro RW può variare dal 3% al 15% dell’ammontare degli importi non dichiarati. Tale percentuale dipende dalla gravità della violazione e dalla quantità di criptovalute non dichiarate. Pertanto, se un contribuente non ha segnalato correttamente le proprie criptovalute detenute all’estero, può essere soggetto a questa sanzione in base al valore complessivo dell’importo non dichiarato”.
Ad ogni modo nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate dovesse scoprire che un contribuente possiede una somma di denaro non giustificata, allora potrebbe davvero trattare il tutto come un reddito che non è stato dichiarato e quindi soggetto a tassazione.