Cosa succede se smettiamo di lavorare? La risposta in un film

Che cosa potrebbe mai succedere nel caso in cui decidessimo di smettere di lavorare? Risponde Erik Gandini.

I lavoratori americani che rinunciano a 768 milioni di giorni di ferie. Gli impiegati coreani a cui bisogna spegnere forzatamente il computer altrimenti non lascerebbero l’ufficio fino a tarda notte. I dipendenti pubblici kuwaitiani che timbrano ogni giorno puntuali il cartellino per sedersi alla scrivania a non fare nulla.

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Insomma una società il cui lavoro pare essere diventato il solo scopo nella vita, che futuro potrebbe avere nel momento in cui arriveranno i robot? Ad avere risposto a questa domanda è stato il regista Erik Gandini con After Work, il film che vedremo nelle sale a partire dal 15 Giugno.

Si tratta di un documentario della durata di 77 minuti: “non mi interessava approfondire il funzionamento delle nuove tecnologie, quanto piuttosto riflettere su cosa sia il lavoro in se stesso, come idea, come necessità” ha detto in una sua recente intervista.

Afterwork, il regista spiega cosa succederebbe se non dovessimo lavorare più

Che cosa potrebbe mai succedere se un giorno dovessimo smette di lavorare? E’ la domanda che tutti quanti ci siamo posti almeno una volta nella vita, la stessa che per prima anche il regista si è fatto.

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Non per smania di guadagno (altrimenti non avrei fatto il documentarista! ride) ma perché credo che quello che faccio abbia un’utilità per la società, lo spero” ha detto e ancora: “Se infatti ci sono lavori facilmente sostituibili dai robot, nel film si vede ad esempio un automa che divide le bottiglie di plastica per colore, per altri, quelli creativi in particolare, il rimpiazzo è più difficile. Perché toglierci proprio quelle attività che più dovrebbero darci soddisfazione e piacere?”.

Insomma un dubbio che forse non è di facile risoluzione e sarà anche per questo che nel documentario film in questione, le prime persone ad essere state prese in considerazione sono stati i super ricchi o per lo meno quelli che appartengono a delle dinastie imprenditoriali e industriali.

“A volte è difficile immaginarsi un’alternativa all’andare in ufficio tutti i giorni alla stessa ora. In un certo senso questa routine ci dà sicurezza, ed essendo cresciuti all’interno di un sistema educativo basato sulla disciplina non siamo preparati ad affrontare la libertà estrema” conclude infine il regista.