Infuria la battaglia sul grano tra Russia e Ucraina ed entrambe cercano nuovi approdi per far passare le rispettive scorte da mandare agli altri paesi europei
Il 17 luglio scorso, la Russia aveva annunciato che non avrebbe prolungato l’intesa che da un anno consentiva di riprendere le esportazioni di cereali dall’Ucraina. L’accordo, mediato dalla Turchia e dall’Onu, è stato più volte prolungato per brevi periodi fino alla scadenza fissata.
Da quel momento ripartiva una drammatica escalation delle operazioni militari per impedire il passaggio e il trasporto del prezioso cereale, con l’Ucraina alla disperata ricerca di nuove vie commerciali per trasportare e quindi continuare a esportare il grano, soprattutto in paesi in grande difficoltà senza l’approvvigionamento continuo come Libano, Libia e Tunisia, con la conseguenza geopolitica di intrecciare la guerra ancora in corso con altre emergenze.
Ponti saltati, droni all’attacco, è ripresa dopo che la tregua è venuta meno la cosiddetta guerra del grano, con Putin impegnato a impedire a Zelensky di esportare il suo grano e quindi continuare a riempire i silos dei paesi che si sono sempre serviti del cereale proveniente dall’Ucraina. Il governo ucraino ha comunque subito trovato la fondamentale sponda della Croazia. Il ministro degli Esteri di Zagabria, Gordan Grlic-Radman, e il suo omologo locale, Dmytro Kuleba, hanno stipulato la possibilità di utilizzare i porti croati sul Danubio e sul Mare Adriatico per il trasporto del prezioso alimento, svincolandosi di fatto da Mosca per l’export del grano. Questo ha spinto la Russia a mettere nel mirino il grano ucraino.
Per porre fine a questa escalation si è fatta avanti la Turchia come mediatrice nella figura del presidente Erdogan, che attende di incontrare ancora personalmente Putin entro 20 giorni. “Non dovrebbero essere prese misure che inaspriscano le tensioni nella guerra Russia-Ucraina”, ha detto il leader turco che ha affermato che Ankara continuerà a impegnarsi nella diplomazia per ripristinare l’accordo sul grano del Mar Nero. La rottura della tregua imposta ha avuto l’immediata ripercussione con l’impennata dei prezzi globali. Fermare a lungo termine l’accordo non gioverà a nessuno, ha detto Erdogan a Putin, dal momento che Paesi strutturalmente deboli ne pagherebbero il prezzo maggiore. Al momento, però, la Russia continua a colpire le infrastrutture portuali ucraine, essenziali per le esportazioni di grano. L’ultimo attacco ha distrutto un silos nel porto di Izmail, collocato su una delle diramazioni del delta del Danubio al confine tra Ucraina e Romania.
Alla ricerca del gelato più buono della capitale? Niente paura, ecco la lista delle 5…
Quella della Vespa Orientalis a Roma sta prendendo sempre più i contorni di una vera…
Quasi sempre, quando si cambia casa e si entra in una nuova abitazione, si sente…
Avete mai visto la casa di Gianni Morandi? Ecco le foto della sua casa in…
Un luogo sul mare, affascinante e conveniente, dove la vita scorre serena e il costo…
Dopo che Meta ha lanciato un nuovo social network, Threads, che sembra dare risultati ottimi,…