Se proprio si è deciso di separare le strade, meglio farlo cercando di risparmiare dal punto di vista economico
Se è necessario separarsi, che lo si faccia almeno senza tasse. Infatti già di per sé la fine di un matrimonio è un procedimento lungo e doloroso. Se poi ci aggiungiamo anche un aggravio fiscale, con ripartizione delle spese come possibile strumento di ulteriore litigio, ecco quindi che potrebbe diventare una vera e propria tortura.
Riguardo a ciò, la Legge interviene sulla questione cercando di appianare, almeno in parte, le possibili divergenze legate alla ripartizione delle spese connesse alle pratiche di separazione o divorzio. Ad esempio, l’art. 19 della legge n. 74/1987, consente di evitare, grazie a un’esenzione, perlomeno l’imposta di bollo e di registro. E non solo, perché la normativa prevede anche un esonero da qualsiasi tassazione posta in relazione ad atti o documenti inerenti allo scioglimento (o alla cessazione degli effetti civili) di un matrimonio. Chiaramente, la maggior parte delle pratiche seguono il percorso tracciato dalla legge 74, richiedendo negli anni dei necessari passaggi chiarificatori da parte del legislatore, soprattutto in merito ai reali vantaggi fiscali previsti dalla disciplina in materia.
In alcune circostanze, si sono rese necessarie persino delle sentenze da parte della Corte di Cassazione. Del resto, secondo quanto stabilito anche dagli interventi dell’Agenzia delle Entrate di febbraio e luglio 2020, l’obiettivo è proprio quello di garantire la tutela della famiglia in ambito fiscale e, di rimando, l’integrità economica dei soggetti in procinto di separarsi. Anzi, gli interpelli specificano chiaramente come gli interessi erariali siano sacrificati in nome dei “diritti fondamentali della persona“. Perciò, in sostanza, il ragionamento elude i meri adempimenti di tipo fiscale in virtù di uno sgravio dettato dal non voler aggiungere ulteriore peso sulle spalle dei coniugi.
Due facce della medaglia: da un lato il fenomeno delle finte separazioni per evadere le tasse, dall’altro i veri divorzi che, oltre allo stress legato al fallimento del matrimonio, devono sostenere anche il pagamento delle imposte. La legislazione in merito non prevede situazioni specifiche particolari. Accanto ai chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate, anche la Cassazione, con la sentenza n. 154 del 10 maggio 1999, ha precisato che le situazioni giuridiche inerenti allo scioglimento di un matrimonio sono sostanzialmente equiparabili. L’articolo 19, relativo alle agevolazioni fiscali previste, deve essere inoltre applicato anche in occasione di una separazione, oltre che di un divorzio. E questo in virtù di un principio in qualche modo di attenuazione di una condizione di dissenso fra la coppia, in quanto la separazione rappresenterebbe una decisione importante ma non definitiva. In pratica, uno sgravio dalle spese fiscali potrebbe costituire un elemento di alleggerimento anche sulle parti.
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