Un’usanza tipicamente italiana quella di cominciare la giornata con un buon caffè che in realtà o per suggestione ci aiuta a svegliarci
Ognuno di noi ha il proprio rituale mattutino e, al di là della raccomandazione di dedicare alla colazione il giusto tempo che merita, c’è un protagonista assoluto, almeno per la stragrande maggioranza degli italiani: il caffè.
Secondo una ricerca Nextplora dedicata alle abitudini alimentari, al mattino l’84% degli italiani beve il caffè appena sveglio. Ma siamo sicuri che è il momento migliore per godere appieno dei benefici della caffeina? O che non sia soltanto una suggestione quella che ci rende più attivi per davvero?
La maggior parte di chi beve il caffè appena sveglio è convinta di si, lo fa per sentirsi più energico e reattivo, classica la frase “Se prima non bevo un caffè non riesco a ragionare!” Ma come per ogni cosa, fortunatamente, c’è sempre qualcuno che la mette in discussione. Questo è quello che hanno fatto alcuni ricercatori dell’Università del Minho di Braga, in Portogallo. Gli studiosi si sono chiesti se consumare caffeina pura porti agli stessi risultati rispetto al consumare caffè, oppure se sia proprio la tazzina di caffè, nel suo insieme, a essere una sorta di “placebo”. (In farmacologia, preparazione a base di sostanza inerte che viene somministrata soprattutto per gli effetti psicologici che può avere sul paziente).
Per dare una risposta a questo quesito hanno reclutato persone che bevevano almeno una tazza di caffè al giorno chiedendogli di non bere alcun tipo di bevanda contenente caffeina per almeno tre ore prima dell’esperimento. Dopo gli hanno fatto una risonanza magnetica prima e dopo aver assunto una tazzina di caffè o caffeina. Il risultato è stato che la “modalità di base” del cervello (insieme di circuiti neurali che si attivano quando non siamo impegnati a svolgere compiti specifici) era diminuita sia dopo aver bevuto caffè sia dopo aver assunto caffeina, ciò significa che il consumo di entrambi rende effettivamente le persone più reattive. Ma in chi aveva assunto caffè era aumentata la connettività nelle aree deputate alla visione e al controllo esecutivo.
Anche altre ricerche hanno valutato l’eventuale grado di ansia, di allerta e il mal di testa dei volontari e hanno scoperto che non c’era nessun aumento del livello di allerta in chi aveva bevuto il vero caffè e che i più reattivi erano invece quelli che pensavano di aver ingerito la loro dose quotidiana di caffeina, ma che in realtà erano rimasti senza. “In sintesi, le persone sono più pronte all’azione e attente agli stimoli esterni dopo il caffè. Tenendo conto che alcuni degli effetti sono stati ottenuti anche con la semplice assunzione di caffeina, potremmo aspettarci che si verifichino anche con altre bevande contenenti caffeina. Tuttavia altre reazioni sono risultate specifiche del consumo di caffè, determinati da fattori come l’odore e il gusto particolari o l’aspettativa psicologica associata al consumo di quella bevanda”. ha dichiarato Maria Picó-Pérez dell’Università Jaume I, prima autrice dello studio. Alla fine il pensiero arriva spontaneo. Il caffè è buono, assunto nelle giuste dosi fa anche bene, può risultare un “un pochino” stimolante, e se il resto fosse tutto effetto placebo…va bene ugualmente. Come rinunciare alla tranquillità che regala una profumata tazzina di caffè?
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