Ferie non godute: che cosa prevede la normativa?

Che cosa prevede la normativa in fatto di ferie non godute? Ecco a che cosa i lavoratori si devono attenere e come farlo.

Che cosa succede in caso di ferie non godute per alcune categorie di lavoratori? Esistono infatti dei dipendenti che per qualche motivo non hanno potuto fare le vacanze e quindi resta da capire che cosa fare in questi casi.

Ferie non godute
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Partiamo dal presupposto che ogni lavoratore ha diritto alle ferie e questo è un principio che viene riconosciuto dalla Costituzione e non può essere negato. Tanto per essere chiari, la normativa prevede che: “I dipendenti debbano fruire di almeno 4 settimane di ferie retribuite all’anno e impone il divieto di monetizzare le ferie (cioè di trasformarle in denaro). Questo vuol dire che il lavoratore non può decidere (né spontaneamente, né su richiesta del datore) di rinunciare alle proprie ferie in cambio di una compensazione economica”.

Ovviamente le aziende che non rispettano questo principio si possono trovare ad essere soggette a sanzioni e multe, ovviamente però oltre queste regole esistono anche delle deroghe che ovviamente consentono il pagamento delle ferie non godute. Ma entriamo nel dettaglio.

Ferie non godute, che cosa succede in questi casi?

Come detto prima le ferie sono un diritto di ogni lavoratore e le aziende che non rispettano questo principio possono anche andare incontro a delle sanzioni di non poco conto. Esistono però delle deroghe che permettono il pagamento delle ferie che non sono state godute.

Stando a quello che riporta la legge: “Ogni dipendente ha diritto ad almeno quattro settimane di ferie all’anno. Di queste, due settimane devono essere fruite nell’anno in cui vengono accumulate, mentre le altre due possono essere smaltite entro 18 mesi dalla loro maturazione. Per intenderci, le ferie maturate da un tuo dipendente nel 2022 vanno godute per metà entro il 31 dicembre 2022, il resto entro il 30 giugno 2023″.

Ovviamente su questo obbligo di quattro settimane di ferie esiste il divieto di monetizzazione che significa che per nessuna ragione si può impedire al dipendente di avere questi giorni. A questo divieto esiste una sola deroga che ha a che fare con la cessazione del rapporto di lavoro a prescindere dalla motivazione stessa. Quindi se dipendente viene licenziato, si dimette, si raggiunge un accordo consensuale per la risoluzione del rapporto o il contratto a tempo determinato scade, il divieto di monetizzazione non si applica più.