La conduttrice stavolta si è fatta intervistare e così ha raccontato gli inizi della storia d’amore con il suo attuale compagno
In genere è lei che fa interviste, anche punzecchiando l’interlocutore, stavolta invece è stata la ‘Belva’ Francesca Fagnani a raccontarsi sull’ultimo numero di Vanity Fair. Per l’occasione ha anche rivelato dettagli sulla sua relazione con Enrico Mentana, di cui non parla quasi mai.
La Fagnani ha iniziato confessando il segreto dell’attuale successo, raggiunto grazie alla trasmissione che ha letteralmente spopolato: “Il coraggio. Vede, a differenza della vita privata, è nella vita professionale che sono coraggiosa. La prima serata in tv per Belve mi venne offerta un mese e mezzo prima della messa in onda. La verità è che nessuno ci voleva andare in quello spazio perché c’erano, nell’ordine, la Champions, tre programmi d’informazione, una fiction e a un certo punto pure Le Iene. Mancava solo l’Apocalisse. Io credo che nella vita te la devi giocare: l’ho fatto con un programma di sole parole senza servizi, senza foto, senza balletti. È andata bene“.
“Tra dieci anni spero di essere a Roma – prosegue i racconti Francesca -. Ma più del dove, mi preoccupa il come. Perché la cosa importante è pensarmi soddisfatta nel lavoro e nei sentimenti. La noia mi spaventa. Quell’insoddisfazione di fare una cosa solo perché ti ci sei ritrovata. Non voglio impigrirmi e dire vabbè sto bene così. Voglio continuare a cercare una condizione di soddisfazione. Succeda quel che succeda”. E sull’amore un breve ma intenso passaggio sugli inizi della storia con Enrico Mentana: “Chi ha dato il primo bacio? Lui. In ascensore. Salutandomi. Fu inaspettato“.
Sull’amore in generale la conduttrice aggiunge: “Io faccio fatica a credere nell’amore per sempre. Come si fa a desiderare la stessa persona negli anni, addirittura per sempre? Quando l’amore va bene cade, si trasforma. Quando va male ci si lascia subito o ci si lascia dopo”.
Infine un commento sui suoi due maestri: Michele Santoro e Gianni Minoli: “Dal primo ho preso il pensiero laterale. Sviscerava ogni problema affrontando anche il punto di vista più impresentabile. Una volta tornai con un’intervista a un operaio che aveva perso il lavoro e lui mi ribaltò perché ero stata troppo solidale con lui. Mi insegnò che per tirare fuori una reazione autentica devi provocare, non assecondare. Gianni, invece, mi ha fatto capire che andare in video è solo l’ultimo atto, non sempre necessario, dell’essenza della tv, ovvero saper montare, fare regia, scrivere un copione. Questo mi ha regalato la libertà di non essere mai innamorata di me stessa davanti a una telecamera. Infatti mi piacerebbe fare altro dopo Belve”.
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