La nota attrice ha rivelato le problematiche che sta incontrando sul lavoro e i ruoli che le offrono: il racconto
La celebre attrice sta facendo i conti con l’età che avanza e con i problemi che sta riscontrando sul set: Eleonora Giorgi infatti in una recente intervista a Il Messaggero, senza mezzi termini, ha analizzato ciò che le sta succedendo in ambito lavorativo. Prima la scelta di fare un passo indietro, ora la realtà che le lascia più le porte aperte sul lavoro.
Esordisce con un accenno ai tempi belli Giorgi: “La gioia di aver interpretato dei film rimasti nel cuore del pubblico che, malgrado 30 anni fa sia stata brutalmente estromessa dal cinema, non ha mai smesso di amarmi. Lo dimostrano i milioni di follower che ho sui social“. Poi il caso Rizzoli: “Ero stata traumaticamemte coinvolta nelle vicende giudiziarie di Rizzoli. Cose più grandi di me che ho impiegato decenni a capire… il cinema mi ha voltato le spalle e non mi ha più riaperto le porte“.
“Come tutte le attrici della mia età – ha aggiunto Eleonora Giorgi –, subisco una discriminazione vergognosa: per noi over 60 ci sono solo ruoli di nonna o particine di contorno. Siamo esodate dalla narrazione mentre il pubblico è composto in gran parte di donne mature che rappresenterebbero un ottimo mercato, ma io ho uno spirito combattivo e faccio di tutto affinché questa fatwa contro di noi venga cancellata“.
E su cosa fa di concreto per far sì che la situazione cambi Eleonora spiega: “Ho scritto un film su una 65enne che s’innamora di un 25enne durante il lockdown. L’ho dato da leggere a un importante produttore, aspetto la risposta. È una specie di Pretty Woman per le anziane: anche noi abbiamo il diritto di sognare… Io vivo la vita con entusiasmo. Rappresento un modello di sessantenne che nella realtà esiste, mi sento in gran forma. Se i ritocchi estetici hanno aiutato? Li ho fatti solo sul collo. In faccia ho tenuto le mie rughe, compreso il ‘codice a barre sulle labbra“.
Infine l’attrice torna sul passato doloroso che include la tossicodipendenza: “Ho fatto pace anche con quel periodo. Negli anni ’70 mi sono drogata, come molti della mia generazione, per compensare dei traumi: il successo era stato travolgente e improvviso, era morto tragicamente il mio compagno Alessandro Momo, vivevo da sola senza avere i genitori vicino… L’amore per Rizzoli mi ha dato le motivazioni per uscire dal tunnel in appena un mese“.
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