Nella giornata mondiale del sushi, piatto amato da tutti, è davvero importante tenere conto di qualche piccolo lato oscuro.
Non ci sono davvero dubbi, il sushi ha da molto tempo varcato i confini con il Giappone diventando a tutti gli effetti uno dei piatti più apprezzati in Italia, in Europa e nel mondo intero.
Ad essere apprezzata nella maggior parte dei casi è il metodo All You Can Eat ovvero mangia quanto riesci a mangiare, a prezzi decisamente vantaggiosi se non addirittura stracciati, permettendo a persone di tutte le classi sociali di ingozzarsi di sushi, sashimi, nigiri, uramaki con pochi spiccioli, fino a scoppiare.
Insomma ormai si tratta di una vera e propria moda e se poi si tiene conto che si può mangiare davvero quanto si vuole con un costo fisso che in genere va intorno ai 20 euro, la cosa è ancora più apprezzabile. Eppure è giusto considerare anche qualche piccolo lato oscuro.
Sushi a volontà e prezzo basso: ma qualcosa non quadra
Come detto prima, il sushi pare essere diventato una vera e propria moda ormai da moltissimo tempo anche in Italia, eppure non ci sono dubbi che il metodo del tutto a volontà a soli 20 euro nasconde qualche magagna.
“Il prezzo da pagare è purtroppo spesso molto più alto anche se non in termini economici ma di salute, di ecosostenibilità e coscienza sociale. Basta fare un giro in un qualsiasi grande mercato del pesce italiano per rendersi conto che non è possibile ingurgitare pesce crudo di qualità all’infinito spendendo cifre irrisorie” questo sottolineano gli esperti. Insomma un particolare che dovrebbe portarci a fare attenzione a quello che mangiamo e anche alla scelta del ristorante in cui mangiare senza farci prendere in giro.
E’ infatti il caso di ricordare che dal pesce crudo possono anche derivare dei problemi di non poco conto come ad esempio: salmonellosi e il famigerato anisakis se non opportunamente abbattuto e di dubbia origine. Ma non finisce qua, un secondo punto da non sottovalutare è che l’all you can eat porta ad una scarsa sostenibilità.
Come sottolineano gli esperti: “La pesca del tonno rosso in 10 anni è aumentata di oltre i 1000 % tanto da cominciare a paventare un suo rischio di estinzione. I salmoni invece provengono quasi tutti da allevamenti intensivi, in condizioni terribili. Per soddisfare la crescente richiesta di sashimi, vengono fatti “vivere” a migliaia accalcati, in situazioni di malessere e sofferenza, spesso affetti da infezioni e malattie, nutriti con mangimi troppe volte non del tutto naturali e salubri per un pesce destinato al consumo umano”.
Insomma non è davvero oro tutto quello che luccica.