Il pericolo che il peso degli eventi internazionali ricada sulle tasche delle famiglie si fa concreto, e si riflette principalmente sui prezzi dei prodotti derivati dalla materia prima
Gli eventi disastrosi che stanno interessando il mondo, ma soprattutto la ”nostra parte di mondo” costringono le popolazioni a enormi sacrifici, non ultimo quello di dover probabilmente rinunciare anche a un piatto di pasta in più. Perché, a causa del mancato accordo sul grano dovuto alla guerra in Ucraina, il costo di un piatto di pasta potrà aumentare anche del 10%.
E’ stato calcolato che ogni italiano consuma oltre 23 kg all’anno di pasta. Seguono Tunisia, 17 kg, Venezuela, 15 kg e Grecia, 12,2 kg. Nel complesso è italiano 1 piatto di pasta su 4 mangiati nel mondo.
Torna l’incubo caro-pasta dopo il mancano accordo sull’esportazione del grano da parte della Russia. Da giorni si vocifera su un nuovo possibile aumento dei prezzi di pane, pasta e altri alimenti a base grano. Non solo il riscaldamento globale, anche la guerra infierisce sul carrello della spesa degli italiani. L’accordo era stato rinnovato due volte nell’ultimo anno, adesso lo stop ha scatenato il panico per la sicurezza alimentare di mezzo mondo, soprattutto dei Paesi dei Paesi cosiddetti “in via di sviluppo” e a basso reddito, tra cui Asia e Africa, Egitto, Tunisia e Yemen, ma anche in Europa. Le conseguenze del mancato accordo si faranno sentire anche in Italia, che pur dipendendo in piccola parte dall’import di cereali ucraini, è legata all’esportazione del grano ucraino per coprire l’alta domanda di prodotti come pasta e pane. Il nostro Paese dovrà fare a meno, nel dettaglio, di 1,4 miliardi di chili di mais, 434 milioni di chili di grano, 100 milioni di chili di olio di girasole e altri cereali. Quindi la preoccupazione è anche in relazione alla necessità delle stalle italiane. Assoutenti è in allarme perché “Lo stop della Russia all’accordo Onu per l’export alimentare dell’Ucraina, i raid che hanno distrutto 60mila tonnellate di grano e il crollo della produzione fino al -60% per gli effetti del clima, rischiano di scatenare uno tsunami che si riverserà direttamente sulle tasche delle famiglie”.
Il grano ha fluttuato per tutta la settimana proprio in risposta alle notizie che arrivavano dal Mar Nero, quindi la paura è quella di nuovi rialzi dovuti non soltanto alla carenza di prodotto, ma da fenomeni speculativi. Tra l’altro proprio in un momento in cui sembrava che le cose stessero migliorando sul versante ”prezzi”. “Un rincaro che si verificherebbe proprio quando i prezzi della pasta, dopo mesi di costante salita, hanno avviato un trend al ribasso, invertendo così la rotta virtuosa a tutto danno dei consumatori che, ricordiamo, consumano ogni anno 23 kg di pasta pro capite”, continua l’associazione. Senza contare la spesa per il pane, altro grande protagonista delle nostre tavole, irrinunciabile per molti, potrebbe arrivare a costare 4,3 euro al kg, rispetto ai 3,9 euro al kg di prima. Si stima un aumento dei prezzi al dettaglio del +10% per tutti i prodotti a base grano, per una spesa media al supermercato di circa +132 euro l’anno per famiglia.
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