Che fine ha fatto il calciatore che in Italia ha vestito le maglie di Juventus, Cagliari e Perugia? A causa di una risoluzione ONU è stato costretto a tornare in patria. Di lui si erano perse le tracce da quasi 3 anni
Tre anni dalla sua ultima partita, poi di lui si sono perse le tracce. Che fine ha fatto Han Kwang-song? Il suo impatto con il calcio italiano è stato storico: il primo calciatore nordcoreano a realizzare un gol in Serie A e negli altri top-campionati europei (Liga, Premier League, Bundesliga e Ligue 1).
Il Cagliari lo aveva tesserato nel marzo del 2017 prelevandolo dall’Academy perugina ISM. In rossoblù gioco il Torneo di Viareggio a 18 anni, poi venne promosso con la prima squadra e segnò alla seconda partita ufficiale contro il Torino. Una rete che gli aveva spalancato definitivamente le porte del professionismo. Nato a Pyongyang, si prese le prime pagine dei giornali, dopodiché ha vissuto un paio di stagioni in prestito al Perugia in Serie B (in 39 presenze 11 gol e 5 assist). Nell’estate 2019 arrivò la Juventus, un’operazione in prestito che divenne a titolo definitivo nel 2020 per 3,5 milioni di euro.
Subito dopo, però, venne ceduto all‘Al-Duhail per 7 milioni, un “pacchetto” che comprendeva anche Benatia e Mandzukic. Poi cos’è successo? La politica ha pesantemente influito sulla sua carriera e sulla sua vita. Han Kwang-song ha pagato sulla propria pelle il dettato della risoluzione ONU: l’obbligo ai propri stati membri di rimpatrio entro 24 mesi di tutti i cittadini nordcoreani che lavoravano nelle rispettive giurisdizioni.
In gol con il Cagliari: primo nordcoreano a segnare nei top-5 campionati europei
Solo che la pandemia ha reso impossibile il ritorno immediato in Corea del Nord. Il “diktat”, però, non ha lasciato scelta né a lui, né alla società di Doha. La risoluzione 2397 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (approvata il 22 dicembre 2017), infatti, sanzionava la Corea del Nord per il suo sesto test nucleare, avvenuto 3 mesi prima e che aveva violato i trattati internazionali. Per i nordcoreani veniva imposto il divieto di lavorare all’estero per una precisa motivazione: i loro stipendi avrebbero potuto contribuire alle casse della patria, alimentando così i possibili investimenti del regime di Kim Jong-un in campo nucleare, chimico e militare. Discorso ancora più accentuato per Han, visti i suoi guadagni milionari. Il suo ultimo match con l’Al-Duhail risale al 21 agosto 2020: le foto lo ritraggono felice mentre solleva il trofeo della Qatar Stars League e insossa una maglia con la scritta “campioni”. Ultimi scatti di una carriera rovinata.
Il ritorno in Corea del Nord: ora costretto alla full-immersion nel regime
Da quel momento è sparito: non si è più visto nemmeno in panchina e non ci sono tracce relative a un suo trasferimento. Han, 25 anni, è rientrato in Corea del Nord dopo aver atteso per diverso tempo l’obbligatorio rimpatrio. Secondo le ricostruzioni avrebbe preso un aereo a gennaio 2021 per riportarlo a Roma, non potendo rientrare immediatamente in patria. Il calciatore, successivamente, avrebbe vissuto in un’ambasciata nordcoreana in attesa che fossero riaperti i voli per Pyongyang.
Radio Free Asia, pochi giorni fa, ha riferito che Han avrebbe lasciato l’Italia soltanto ad agosto 2023: un aereo verso la Cina e successivamente verso la sua nazione. Nel suo prossimo futuro non c’è il ritorno in campo immediato: Han dovrà essere “rieducato” dopo anni di vita occidentale, è l’imposizione della dittatura di Kim Jong-un, che esercita un controllo totale su ogni aspetto della vita dei nordcoreani. Lo aspetta una full immersion nel regime. Tutti gli sforzi della sua carriera sono andati in fumo a causa di questioni extra-calcio di cui non ha mai avuto nessuna responsabilità.