Infarto, nuova scoperta: la ricerca parla chiaro

L’infarto è uno dei problemi di salute più comune in Italia (e non solo). Ma una ricerca dà una nuova speranza.

Tra i problemi di salute più comuni in Italia (e non solo) c’è sicuramente l’infarto. Sono diverse le persone a rischio e, almeno fino a questo momento, non si è riusciti a trovare una cura definitiva per evitare attacchi cardiaci, che molte volte sono letali.

Studio vitamina D infarto
Possibile svolta contro l’infarto: i dettagli – Notizie.top – Foto Pixbay

Come riportato da TgCom24, nei giorni scorsi è stata pubblicata una ricerca che cambia tutto e, soprattutto, dà una speranza importante per il futuro. Naturalmente sono in corso gli approfondimenti del caso, ma parliamo di una svolta vera e propria considerando quante persone sono state coinvolte in questa ricerca e soprattutto le tempistiche di questa ricerca.

Infarto, la ricerca pubblicata in Australia

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Ecco cosa dice la ricerca australiana – Notizie.top – Foto Pixbay

In questa ricerca, pubblicata in Australia, viene precisato come la vitamina D consente di proteggere il cuore dall’infarto. Gli integratori presenti in questa sostanza, infatti, riducono il rischio di malattie cardiovascolari e, di conseguenza, gli attacchi di cuore nelle persone di età superiore ai 60 anni.

Si è trattato di uno studio che ha coinvolto circa 21mila persone e si è svolto tra il 2014 e il 2020 anche se i dati sono arrivati da poco. Il team ha ipotizzato che “la vitamina D consente di proteggere di più chi assume i farmaci cardiovascolari“.

Una buona notizia considerando che, almeno fino a questo momento, non si hanno delle certezze su come contrastare le malattie cardiache. Vedremo se siamo arrivati davvero ad un punto di svolta oppure la strada è ancora lunga.

Il rapporto tra vitamina D e infarto

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La vitamina D consente di prevenire l’infarto – Notizie.top – Foto Pixbay

Questo studio ha evidenziato una correlazione positiva tra vitamina D ed infarto. Naturalmente si tratta di una ricerca che in futuro verrà approfondita, ma i dati raccolti sono assolutamente positivi.

Come detto in precedenza, sono stati coinvolte 21mila persone tra i 60 e gli 84 anni e di questi solo il 9% ha avuto problemi cardiaci gravi e meno del 19% di questi ultimi ha avuto un infarto. Insomma, i dati sono positivi e non ci resta che aspettare i prossimi approfondimenti per avere ulteriori certezza.