E’ arrivata anche in Italia la nuova tecnica di marketing delle grandi aziende alimentari che mirano a mantenere i ricavi invariati modificando le confezioni dei loro prodotti
E’ l’ultimo espediente trovato da tutte le più grandi multinazionali alimentari e non solo, quello di contenere le maggiori spese da sostenere per gli aumenti delle materie prime senza aumentare il prezzo della prodotto al dettaglio, ma intervenendo sul quantitativo o sula confezione dello stesso. A rimetterci è sempre e solo il consumatore.
Per questo escamotage è stato coniato un nuovo termine, shrinkflation, che fonde insieme le parole shrinkage, ovvero contrazione, e inflation, rincaro. Di base, con shrinkflation si definisce una tecnica di marketing a cui le grandi aziende, nazionali e internazionali, ricorrono sempre più spesso per incrementare i margini di profitto.
Le confezioni si fanno più piccole, il contenuto diventa più leggero, il prezzo non scende anzi a guardare bene aumenta e anche di molto. Da un punto vendita all’altro cambiano i formati dei prodotti e la spesa aumenta. Si chiama shrinkflation ed è un fenomeno a cui fare attenzione tra gli scaffali dei supermercati. L’ultima trovata commerciale da parte delle più grandi multinazionali, una nuova tecnica di marketing tesa all’inganno del consumatore che vede la confezione il più delle volte dello stesso formato, ma immediatamente non ci si rende conto che dentro c’è meno prodotto del solito. L’inflazione non risparmia nessuno e l’aumento dei prezzi delle materie prime portano a dei rincari fisiologici, ecco perchè le grandi aziende, nazionali e internazionali, ricorrono sempre più spesso a tecniche poco trasparenti per incrementare i margini di profitto.
La shrinkflation è di fatto un processo di riduzione delle dimensioni dei beni di largo consumo, con prezzi che restano tuttavia invariati e, in alcuni casi, vengono persino ritoccati verso l’alto. Nella maggior parte dei casi questa riduzione non interessa direttamente la dimensione di un prodotto, ma piuttosto le unità di quel prodotto inserite in una confezione, ad esempio in una confezione di gelati il prodotto passa da 4 a 3, in una busta i tovaglioli passano da 100 a 80, in un flacone di sapone il contenuto passa da 1000 cl a 800 e cosi via. In tantissimi casi questi cambiamenti rischiano di passare inosservati, almeno fino quando non si arriva in cassa e si scopre che lo stesso prodotto, oltre a essersi “ristretto” spesso costa anche di più. Non esiste un modo per capire se la nostra scatola di biscotti preferita ha subito la shrinkflation, si può però prestare più attenzione a tutte le indicazioni riportate sulle varie etichette: peso, numero dei prodotti presenti all’interno e soprattutto il prezzo al kg, vero indicatore della presenza o meno dell’aumento di prezzo. Un esempio pratico può essere quello dei gelati confezionati delle più famose marche: tutte hanno ridotto molte delle loro confezioni da 4 a 3 gelati, passando così a offrire invece dei quattro gelati 110 millilitri nel multipack, solo 3 da 90 millilitri. Se anche il prezzo fosse rimasto invariato, quello al kg potrebbe essere aumentato anche del 33%.
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