Juve, l’ex Muratore: dal sogno al tumore, ora prova a ripartire

Aveva esordito in bianconero con Sarri in panchina, poi la sua carriera ha avuto uno stop improvviso per la malattia: “La nascita di mio figlio mi ha dato una spinta”

Due anni sofferti, gli ultimi due di Simone Muratore. Il centrocampista della Juventus ha trascorso 24 mesi nella paura dopo aver ricevuto la tragica diagnosi di un tumore cerebrale. Per ora sembra sconfitto. Ora ha 25 anni, è svincolato, ma il club bianconero non l’ha dimenticato e gli ha offerto la possibilità di allenarsi nel centro sportivo di Vinovo.

Simone Muratore
Simone Muratore ha esordito con la Juventus con Sarri in panchina (Instagram) – Notizie.top

Il ragazzo, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha raccontato la sua complicatissima esperienza: “La determinazione è tanta e spero di tornare a breve in condizione. Gli ultimi due anni per me sono stati difficili, però anche in quel brutto momento la Juve si è stretta intorno a me come una famiglia ed è stato molto importante”. In questo periodo ha avuto vicino la compagna Carolina e il figlio Tommaso, di appena tre mesi. Muratore, soltanto quattro anni fa, aveva debuttato con Sarri in panchina: ingresso l’11 dicembre 2019 con il Bayer Leverkusen, nel 2020 invece era stato gettato nella mischia contro Lecce, Milan, Cagliari e Roma. Poi ecco la cessione all’Atalanta. Nessuna presenza con i bergamaschi, che poi l’hanno girato alla Reggina e successivamente ai portoghesi del Tondela.

La tremenda scoperta: “La nascita di mio figlio mi ha dato una spinta”

Simone Muratore
Simone Muratore, ex Juve, ha vissuto un incubo negli ultimi 2 anni (Instagram) – Notizie.top

La sua carriera si è fermata proprio lì a causa di una malattia inaspettata: “Quando sono venuto a conoscenza della cosa, credevo che sarebbe stato uno stop temporaneo come era accaduto anche per altri infortuni. Prima dell’operazione, ero abbastanza tranquillo perché mi era stato spiegato tutto il percorso che mi attendeva”, ha detto.L’operazione doveva durare 6-7 ore, invece è andata avanti per altre 3-4 in più. Mi sono svegliato dal coma, ho realizzato quale fosse la mia situazione. Ho pensato di dire addio al calcio. Il problema di salute aveva preso il sopravvento su ogni altra cosa. Ambivo ad arrivare in prima squadra, ora sogno di tornare in campo“.

Ha continuato: “La riabilitazione è stata molto lunga e complessa, mi sono allenato per tanto tempo ma era tutto difficilissimo. La nascita di mio figlio mi ha dato un input straordinario. Sento il dovere di provarci, ho trovato una spinta in quei momenti bui. Una carica per non mollare. La mia ragazza e la famiglia hanno fatto la differenza nella scelta di riprovare a giocare. Le prime volte da bambino, come se non avessi mai indossato gli scarpini. In tante occasioni avrei voluto piangere, lo ammetto. Inizialmente non riuscivo a stare neanche in equilibrio su un piede, per fortuna non mi sono fermato e adesso sono qui che ne parlo”.