Drew Barrymore pare avere trovato in Steven Spielberg una vera figura di riferimento, come un genitore.
Non è un mistero quello che riguarda l’infanzia turbolenta dell’attrice Drew Barrymore, particolare che lei stessa non ha mai nascosto e che anche di recente ha svelato in una lunga intervista in cui ha anche sottolineato la mancanza di responsabilità da parte dei genitori.
Eppure quello che allo stesso tempo non ha mai dimenticato è la persona che a tutti gli effetti si può considerare come un padre, un adulto che per lei c’è sempre stato: Steven Spielberg. Lo stesso che oggi ammette il grande rammarico di non essere riuscito a fare di più per lei che da piccola sedeva sulle sue ginocchia mentre giravano E.T. l’extra-terrestre. Per la quale lui stravedeva. Tanto da imporre una regola ferrea su quel set: guai a chi avesse dimostrato a Drew che E.T. non era vero.
Il suo vero padre, John Drew Barrymore, figlio della leggenda shakesperiana Lionel, dell’omonima dinastia hollywoodiana, era un alcolizzato violento, da piccola le metteva la mano sopra la fiamma di una candela e le diceva che il dolore era solo nella sua immaginazione. Sua madre la portava alle feste, dove quando aveva solo 10 anni, Drew fumava marijuana e a 12 sniffava cocaina.
Drew Barrymore: “Spielberg? L’unico che sia stato una figura genitoriale”
“L’unica persona nella mia vita che sia stato una vera figura genitoriale” sono queste le parole che la nota attrice dice del grande regista americano che fin dal loro primo film insieme, pare averla presa sotto la sua ala protettrice, senza lasciarla più. L’unico adulto che si sia mai comportato cosi con lei, dandole anche delle regole.
Si sono incontrati per la prima volta nel corso delle riprese di E.T. l’extra-terrestre, Drew Barrymore aveva solo 7 anni e per quella occasione Steven Spielberg ha imposto delle regole ferree su quel set e infatti Drew pensava che E.T. fosse reale e lui voleva che la sua convinzione rimanesse tale. Dopo un paio di settimane di riprese, Barrymore ha notato alcuni uomini che stavano manovrando E.T. e ha preteso col regista che lasciassero il set.
“Non volevo rovinare la sua fantasia. Così, le ho semplicemente detto: Sai, E.T. è così speciale che ha otto assistenti. Io, che sono il regista, ne ho solo uno”. Ma non finiva qua: quando arrivava sul set con il rossetto rosso, lui le diceva di toglierselo: “Rimaneva sveglia oltre l’orario in cui un bambino deve andare a letto. Andava in posti di cui avrebbe dovuto solo sentire parlare e viveva una vita in tenera età che credo l’abbia privata della sua infanzia. Eppure mi sono sentito molto impotente perché non ero suo padre. Potevo solo essere una specie di consigliere per lei”.