Walt Disney Company sta mettendo in piedi una task force per incrementare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno dell’azienda. Scoppiano le proteste
L’intelligenza artificiale fa paura e non c’è modo di fermarla. Il progresso non può essere arginato, soprattutto in un mondo intriso di capitalismo e consumismo e l’adozione dell’intelligenza artificiale pare essere ormai indispensabile per ridurre i costi di gestione.
Tra queste, ecco la Walt Disney Company, che sta formando una task force per sviluppare e mettere a punto gli algoritmi che renderanno più semplici e veloci alcuni processi produttivi, ormai insostenibili.
La notizia sembra essere giunta in un momento non particolarmente favorevole, dato che, proprio in questi giorni, si sta svolgendo lo sciopero degli attori e degli sceneggiatori, arrivato al 100esimo giorno, che vede anche l’utilizzo spasmodico dell’intelligenza artificiale, un motivo di protesta. Adesso, Disney cerca 11 esperti sviluppatori da inserire nel proprio team per incrementare l’apprendimento automatico dei vari settori operativi dell’azienda. Paradossalmente, pare che gli scioperi abbiano velocizzato il processo di automazione dell’azienda, che pare aver detto: “Fate sciopero? Ottimo… io vi sostituisco e lo faccio con l’intelligenza artificiale”.
L’inflazione e l’aumento del costo di ogni singolo componente dell’industria, ha dato il colpo di grazia alle trattative, che hanno causato gli scioperi e incentivato i vertici delle case produttrici a tentare l’inevitabile strada dell’intelligenza artificiale. Se si considera anche la difficoltà nel portarsi a casa un reale guadagno dalle proprie produzioni, a causa della crisi della sala, ecco che diminuire i costi appare come l’unica vera opzione per continuare a generare profitti e, quindi, sostenere l’azienda. Per ora, l’AI sembra invadere quei rami dell’azienda relativi al marketing e all’assistenza clienti, in cui, molto probabilmente, si inizieranno a intravedere immediatamente i primi risultati. Tuttavia, non è stata ancora esclusa del tutto un’adozione di questi sistemi autogeneranti all’interno di ambienti più creativi, nei quali si dovranno ridiscutere retribuzioni e i diritti d’autore.
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