L’annuncio è arrivato nella giornata di ieri direttamente da Roberto Sergio, amministratore delegato del servizio pubblico
Il programma di Roberto Saviano “Insider, faccia a faccia con il crimine”, 4 puntate già registrate e previsto per il prossimo autunno, è stato definitivamente cancellato dal palinsesto della prossima stagione. La decisione ovviamente ha creato qualche malumore e qualche botta e risposta negli ambienti politici.
Alla base della decisione presa dai vertici aziendali ci sarebbe la considerazione che il linguaggio usato nelle ultime ore dallo scrittore non sarebbe compatibile con il codice etico che da qualche tempo si è imposto il servizio pubblico.
L’annuncio della scelta è arrivato direttamente dall’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, in un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Messaggero”, Roberto Saviano non andrà in onda nella prossima stagione televisiva della Rai. Il giornalista scrittore sarebbe dovuto apparire in tv con un programma dal titolo “Insider, faccia a faccia con il crimine”. Quattro puntate già tutte registrate e previste per il mese di novembre, ma ora è stato tutto congelato. “Saviano non è in palinsesto”, ha spiegato con fare perentorio Sergio nell’intervista, specificando però che “la scelta è aziendale non politica”. La notizia dell’esclusione di Roberto Saviano dai palinsesti di Viale Mazzini arriva pochi giorni dopo l’ennesima polemica con il ministro del Trasporti Matteo Salvini, definito dallo scrittore “ministro della mala vita”, sul caso Carola Rackete, che aveva provocato una immediata bufera con tanto di querela preannunciata da parte del ministro.
Anche se appare facile accostare la vicenda di Saviano con quella di Facci, la cui striscia quotidiana è stata cancellata anch’essa dal palinsesto di settembre a causa di alcune espressioni inadeguate utilizzate sul caso di La Russa Junior, è stato lo stesso amministratore delegato a spegnere qualsiasi tipo di polemica montata soprattutto in ambito politico. “Siamo un’azienda, mai come questa volta, equilibrata e pluralista. Nessun rischio di ‘TeleMeloni'”, spiega Sergio. “Sono stato nominato dal consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni su indicazione del titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti. Se questo significa che il mio essere stato ed essere tuttora legato ai valori democratico-cristiani sparisce, e il tutto viene soppiantato dall’etichetta TeleMeloni, evidentemente c’è qualcosa che non va in chi adotta questo approccio”, ha ribadito l’ad Rai. Che poi ha aggiunto sull’avvicendamento di molti volti noti dai nuovi palinsesti dell’azienda, “non lo so se l‘addio di Fazio, Annunziata, Berlinguer, Gramellini non è un fatto politico, ci sono tanti altri conduttori, artisti, giornalisti che sono legati alle stesse idee delle persone che lei ha citato e continuano a lavorare in Rai e molto bene”, ha concluso Sergio.
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