Erano una delle squadre più iconiche dell’NBA, poi la fine ingloriosa con un passaggio di proprietà molto discusso e avallato dai commissione, ma che ha ferito nel profondo la città di Seattle.
I Seattle SuperSonics erano una delle anime più vere, uno dei cuori pulsanti della piovosa città del nord-ovest degli Stati Uniti d’America.
I Sonics erano una delle squadre più amate dell’NBA, una delle franchigie con il pubblico più caldo e appassionato. Il basket professionistico, a Seattle, arriva alla fine degli anni ’60, anche grazie all’espansione economica di una città trainata dal settore aerospaziale. Il nome SuperSonics venne scelto proprio per seguire l’imprinting industriale della città e in particolare della Boeing che proprio quel nome aveva scelto per l’aereo di linea più veloce del mondo, quello che – almeno nelle intenzioni – doveva superare l’anglo-francese Concorde. Un progetto rimasto sulla carta, perché il governo Usa bloccò i finanziamenti. I primi anni dei Sonics furono piuttosto complicati e avari di soddisfazioni. La prima finale NBA arriverà nel 1977, ma la sorte non sorrise alla squadra di Seattle che dovette arrendersi in gara sette contro i Washington Bullets. Gioia rimandata d’un anno, perché dodici mesi dopo, i Sonics batterono proprio i Bullets, mettendoci solo cinque partite e conquistando il primo anello della loro storia. Gioia immensa, ma pure breve. Bisognerà aspettare il ’96, la squadra messa su da coach George Karl è ancora oggi ricordata dagli appassionati come una delle più forti di sempre.
Il quintetto di base era di altissimo livello, con due stelle su tutte quelle di Shawn Kemp e Gary Payton. I Sonics dominano la stagione regolare a ovest, fanno fuori senza problemi i Kings e i Rockets, poi faticano ma battono gli Utah Jazz di Stockton e Malone. In finale, però, c’è uno scoglio praticamente impossibile da superare e cioè i Chicago Bulls di Jordan, Pippen e Rodman. I Sonics perdono le prime tre, rimontano fino al 3-2, ma poi a gara sei MJ mette 22 punti e il sogno finisce. Ma nonostante Ray Allen e poi Kevin Durant al draft del 2007, la storia del basket a Seattle stava per finire.
Il proprietario storico, Howard Schultz, vende la franchigia a Clay Bennet che però ha un piano preciso, spostarsi a Oklahoma City dove nascono i Thunder. Un piano appoggiato in pieno dall’NBA che evidentemente voleva un mercato a sud. Gli OKC ereditano anche Durant, Westbrook, Ibaka e l’anno dopo prenderanno Harden al draft. Doppio dolore per i tifosi dei Sonics.
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