In un’intervista a un Festival per la tv, arrivano importanti ammissioni sulla chiusura del programma di Giletti da parte del patron della televisione privata italiana
La chiusura anticipata di “Non è l’Arena”, programma di La7 che macina ascolti da sei anni sotto la guida del giornalista Massimo Giletti, ha scatenato le più variegate teorie. La prima è che le inchieste antimafia del volto noto siano diventate scomode, un’altra vedeva l’editore Urbano Cairo infastidito da possibili negoziati in corso tra il conduttore e la Rai.
Non è l’Arena è stato un programma televisivo italiano in onda su LA7, in prima serata, dal 12 novembre 2017 al 2 aprile 2023 e condotto da Massimo Giletti. Il talk trattava temi legati all’attualità con particolar riguardo alla politica e alle inchieste.
La chiusura improvvisa di uno dei talk Show più di successo nel panorama televisivo italiano crea sempre molte discussioni e soprattutto illazioni. “Non è l’Arena”, condotto per sei stagioni da Massimo Giletti, è stato sempre un punto di riferimento per i temi trattati, sempre borderline e che molte volte avevano creato più di una polemica, ma erano sempre riusciti a tendere desta l’attenzione sui più importanti fatti di cronaca italiani. Per spegnere qualsiasi voce sul perchè della chiusura anticipata ha detto la sua direttamente il patron di LA 7, Urbano Cairo. “Nell’ultimo biennio i costi della trasmissione erano diventati insostenibili”, ha esordito l’imprenditore al Festival della tv di Dogliani incalzato dalla giornalista Francesca Fagnani, spegnendo così sul nascere tutte le altre ipotesi che si erano scatenate sui motivi che avevano portato alla chiusura del programma.
La famosa puntata dedicata alle rivelazione del pentito Baiardo, che negli anni ’90 gestiva la latitanza dei fratelli Graviano in Nord Italia, dopo l’arresto del boss superlatitante Matteo Messina Denaro, che aveva creato tante polemiche, quindi non c’entra assolutamente nulla con la decisione di mettere fine al format ed è lo stesso Cairo a chiarire bene la questione: “Ha fatto sei anni e 194 puntate su La7, potendo lavorare in piena autonomia”, precisando inoltre che “nell’ultimo biennio i costi della trasmissione erano diventati insostenibili. Lui si era impuntato di passare dalla domenica al mercoledì, un’operazione che gli ha fatto perdere quasi due punti di share mai recuperati nonostante poi sia tornato alla domenica. Per i costi”, continua Cairo, “ne avevo parlato del resto con lo stesso Giletti e Mazzi, il suo agente o amico non ho ben capito, già nel mese di gennaio. Ho deciso di chiudere prima, parlandone con l’amministratore delegato e il direttore di rete, senza l’ingerenza di nessuno. La motivazione è solo editoriale”.
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