Solo un italiano su tre riesce a ritrovare il lavoro dopo averlo perso: le notizie che arrivano non solo per niente confortanti.
Non è davvero un particolare da sottovalutare quello legato al mondo del lavoro, cosi come riporta la notizia ufficiale: “Per le imprese che cercano manodopera da assumere in Italia, è in Trentino-Alto Adige, dove ben il 61,6% del personale è di difficile reperimento rispetto al totale delle previsioni di assunzione. Nel Lazio, invece, la percentuale più bassa: “solo”, si fa per dire, il 40,8%. Numeri che sono la fotografia di un’emergenza che, secondo un rapporto presentato da Confartigianato, è «in crescita ovunque», con i maggiori aumenti (a luglio, rispetto al luglio del 2022) in Abruzzo (+11,5%), Calabria (+10,9%), Liguria (+10,8%) e Puglia (+10,5%).”
I problemi che hanno a che fare con il mondo del lavoro hanno diverse caratteristiche e infatti se da un lato ci sono delle aziende che non riescono a trovare manodopera, dall’altro ci sono anche persone che non trovano nulla, nonostante la ricerca.
Da una ricerca effettuata, pare che anche dopo 180 giorni dalla presa in carico presso i centri dell’impiego, ad avere trovato qualcosa su poco più di 809 mila persone, solo il 29,7% ha trovato un lavoro, per capirci meglio si tratta di solo 240 mila persone, mentre 531 mila stanno ancora aspettando. Un dato davvero allarmante, ma non finisce qua.
Insomma si tratta davvero di un problema di non poco conto che pare, almeno per il momento non avere trovato una vera e propria soluzione: sempre di più infatti sono le persone che non riescono a trovare lavoro dopo averlo perso.
Ad avere risposto alla situazione è stato anche il rapporto di Confartigianato: “Per il 32,4% dei lavoratori è dovuto alla mancanza di candidati ed il 10,8% all’inadeguata preparazione dei candidati. Siamo al paradosso: il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori”, queste le parole del presidente di Confartigianato Marco Granelli e ancora: “La carenza di manodopera specializzata è diventata una dei maggiori problemi per le nostre imprese. E, nel frattempo, 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non studia, non si forma, non cerca occupazione”.
Come se non bastasse a mettersi in mezzo sono i percorsi dei centri per l’impiego, stando alle notizie ufficiali, infatti, si entra sempre in base al grado di occupabilità dei disoccupati.
La maggior parte delle persone che hanno fatto la domanda viene inserita nel percorso 1, ovvero quello che ha a che fare con il Reinserimento lavorativo per persone più vicine al mercato del lavoro, poi ci sta il percorso 2 che invece riguarda l’aggiornamento e il percorso 3 che invece è di riqualificazione.
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