Negli ultimi mesi si fa un gran parlare di limiti e restrizioni alla circolazione dei mezzi a motore, vuoi per l’inquinamento, vuoi per la sicurezza stradale
E’ un tema molto dibattuto che sta facendo emergere discrete difficoltà che andranno necessariamente gestite. Gli studi condotti negli ultimi decenni in città come Graz, Londra, New York e Toronto hanno mostrato che i limiti di velocità di 30 km/h hanno prodotto riduzioni degli incidenti stradali, delle lesioni e dei decessi.
Una tra le ultime è la campagna “città 30” che mira a imporre il limite di velocità a 30 chilometri orari sulle strade cittadine, a esclusione di alcune arterie di grande scorrimento in cui si continuerà a viaggiare a 50 km/h. La velocità viene limitata con delibere comunali al fine di contenere i rischi di incidenti stradali, rallentare il traffico e aumentare la sicurezza. Sono già molte le città europee che hanno adottato questo tipo di provvedimento, traendone benefici evidenti.
La materia trova sostenitori e detrattori. Imporre anche in Italia i limiti di velocità nelle città a 30 Km/h sta creando un dibattito piuttosto contrapposto. I primi vedono l’aspetto positivo di città più vivibili, i secondi mettono in dubbio l’efficacia della soluzione in relazione agli aspetti economici e alla libertà di movimento delle persone. È bene ricordare che la creazione di zone 30 è un intervento promosso dall’Unione Europea. Si tratta, infatti, di una misura richiesta direttamente dal Parlamento europeo che nella risoluzione approvata il 6 ottobre 2021 invita gli Stati membri a introdurre limiti di velocità di 30 km/h nelle zone residenziali e nelle zone con un numero elevato di ciclisti e di pedoni.
Uno dei motivi adotti per imporre alle auto, ma anche alle due ruote, di limitare la velocità soprattutto nei centri urbani è che, secondo l’ultimo rapporto Aci-Istat, gli incidenti stradali registrati (in tutto 151.875 nel 2021, 416 al giorno, il 28% in più rispetto al 2020, ma il 9% in meno rispetto al 2019) avvengono con maggior frequenza sulle strade urbane (73,1%), ma le vittime si concentrano, soprattutto, sulle strade extraurbane (47,5%). L’indice di mortalità diminuisce, ma resta più elevato sulle strade extraurbane, 4,1 decessi ogni 100 incidenti, attestandosi a 3,2 sulle autostrade, mentre è pari a 1,1 (1,2 nel 2020) sulle strade urbane.
Un limite di velocità di 30 km/h migliora il flusso del traffico, permette a chi può e vuole di scegliere mezzi alternati all’auto, come i monopattini elettrici o le biciclette, per spostarsi in un modo sicuro ed efficiente, riduce il rischio di incidenti sia per i pedoni che per i ciclisti, abbatte l’inquinamento acustico e quello atmosferico e contribuisce a creare un ambiente migliore per tutti, aumentando la qualità della vita. In Italia la sperimentazione è partita in piccole città come Olbia, Cesena, Parma alle quali in questo fine 2023 comunque si aggiungeranno Bologna e Torino che già cominciano a essere città più congestionate. Mentre grandi città come Milano, Roma e Napoli attualmente non hanno in programma di diventare città con limiti di velocità a 30 km/h, città troppo vaste per rallentare la velocità massima sulle strade sul tutto il territorio urbano.
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