Il numero 88 la prossima stagione non potrà essere indossato in Italia. Andiamo a vedere la sua storia e chi dovrà cambiare.
Svolta storica per il calcio italiano. Per la prima volta, infatti, una maglia viene ritirata per motivi che non riguardano prettamente questo sport. Il Viminale ha deciso di introdurre il divieto di indossare il numero 88 perché è usato nei gruppi neonazisti per simbolizzare il saluto Heil Hitler.
Da qui la decisione di introdurre questo divieto e quindi molti calciatori dovranno cambiare i propri piani se avevano deciso di scegliere quel numero. Andiamo a vedere chi l’ha indossata in Italia e chi, invece, è costretto a scegliere un’altra maglia la prossima stagione.
Da Basic a Pasalic: i calciatori costretti a cambiare maglia
Ad oggi, anche per le polemiche nate in passato, bisogna dire che il numero 88 non è molto utilizzato. Questo consentirà comunque alle squadre di non fare molte variazioni rispetto alla scorsa stagione e di confermare, almeno per chi deciderà di continuare con lo stesso club, la maglia che hanno indossato in questa lunghissima annata.
Discorso diverso, invece, per Basic e Pasalic. Il primo, che nella stagione appena conclusa ha indossato il numero 88 alla Lazio, sarà costretto a cambiare se resterà in Italia. Sembra ad oggi difficile, infatti, una sua permanenza in biancoceleste e quindi solo se continuerà l’esperienza in Serie A ci sarà il cambio maglia. Nessun dubbio, invece, per il croato. Il giocatore dell’Atalanta in queste settimane dovrà pensare al suo nuovo numero visto che ormai non potrà più indossare quello che lo ha accompagnato nelle ultime stagioni.
La storia dell’88 in Italia
La storia dell’88 in Italia è stata molto travagliata. In passato lo ha indossato Buffon, ma la scelta è stata molto criticata passando al 77. Borriello al Milan ed Hernanes all’Inter sono gli altri due giocatori che hanno scelto questo numero.
Lo stesso si può dire per Inler e Grassi al Napoli. Da oggi in poi in campo, almeno in Italia, non vedremo più il numero 88 in Italia almeno fino a quando il divieto introdotto dal ministro Piantedosi sarà in vigore nel nostro Paese.
