Il Milan ha puntato su di lui, ha creduto nel suo talento, anche se all’inizio il feeling ha faticato un po’ a sbocciare. Giovane, forse immaturo, Rafa Leao c’ha messo del tempo a capire quali fossero le priorità di un grande calciatore…
Era arrivato a Milano giovanissimo, quando la carta d’identità diceva appena 20 anni. Eppure su Rafa Leao i riflettori degli addetti ai lavori s’erano accesi da tempo.
Il talento del portoghese aveva già brillato nelle giovanili dello Sporting, poi con la squadra A dei Leoni di Lisbona e ancora con il Lille quando s’era davvero imposto come una delle stelline più luminose d’Europa. Maldini e Massara avevano fiutato l’affare, s’erano convinti a portarlo a Milano, facendo staccare a Elliot un assegno da 23 milioni di euro. L’inizio di Rafa in rossonero, però, non fu scintillante. Giampaolo lo utilizzava poco, del resto nel 4-3-1-2 un giocatore con le caratteristiche di Leao era simile a un pesce fuor d’acqua. L’arrivo di Stefano Pioli cambiò le cose e alla fine il giocatore concluse la stagione con 33 presenze e sei gol. La sensazione, però, era che Leao giocasse molto per se stesso, cercasse la giocata a effetto piuttosto che quella funzionale, vizi di gioventù comuni a tanti talenti.
Il passaggio dal Lille al Milan del resto è stato uno step che andava assorbito con i giusti tempi e ritmi. Lavorare sulla mentalità, sulla capacità di mettere un talento sconfinato al servizio della squadra. Paolo Maldini, parlando a Muschio Selvaggio, ha spiegato quel periodo: “Quando Rafa è arrivato da noi, non era titolare nel Lille. Gli dissi che giocava per il suo account Instagram perché metteva video bellissimi con dribbling e giocate, poi però chiudeva la stagione con due gol fatti. Lo abbiamo aiutato a cambiare mentalità”. Chi meglio di Maldini e quale ambiente più di quello rossonero può aiutare un giocatore a crescere, ad assumersi le proprie responsabilità, a mettere il club e la squadra prima di se stesso.
L’operazione è andata in porto e oggi Leao è uno dei giocatori più belli da vedere, ma anche uno dei più efficaci che ci sia: “Rafael è un talento pazzesco, qualcosa di unico. Un giocatore così talentuoso però deve lavorare anche più degli altri per sfruttare il proprio dono. Sono un esteta del calcio grazie a mio papà e Leao è bello da vedere, qualcosa di unico”.
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