Pare proprio che dietro i malfunzionamenti di Microsoft rilevate in queste settimane ci sia un motivo preciso. Di cosa si tratta?
E’ un argomento che molti utenti hanno portato alla luce, è cominciato tutto lo scorso 5 Giugno, quando i servizi di Cloud di Microsoft hanno smesso di funzionare in Italia e ovunque nel mondo.
Tra questi Outlook, Office365, OneDrive e altri servizi che vengono messi a disposizione attraverso la piattaforma Azure, che si occupa appunto delle risorse Cloud di diversa natura, compresa la potenza di calcolo necessaria all’elaborazione di grandi moli di dati (Big data).
Ebbene, dei disservizi che hanno creato non pochi problemi a tantissimi utenti che per ragioni di lavoro e anche di svago si sono trovati ad averne davvero molto bisogno. Durante la crisi, gli esperti hanno fatto sapere di essere a lavoro per potere in qualche modo identificare il problema e anche la causa in modo da potere dare comunicazione immediata dell’anomalia. Ecco di che cosa si è trattato.
Dopo tanto lavoro, è stata la stessa Microsoft ad individuare il problema che per diverse settimane ha provocato dei disservizi nelle applicazioni e non solo che gli utenti sono soliti usare per il loro lavoro.
A due settimane dall’incidente è stata la stessa Microsoft a confermare di essere stata vittima di un attacco hacker perpetrato dal collettivo Storm-1359, noto con il nome di Anonymous Sudan: “Si è trattato di un attacco DDoS il quale ha lo scopo ultimo di bombardare di richieste un server fino al momento in cui questo non è più in grado di soddisfarle, smettendo così di funzionare correttamente. Gli attacchi DDoS vengono tipicamente sferrati facendo ricorso a una botnet, una rete composta di dispositivi infetti da malware che gli hacker configurano al fine di indirizzare un numero alto e continuo di richieste all’obiettivo, in questo caso i server Microsoft” queste le parole ufficiali.
Quindi una volta che la causa è stata individuata, si è cercata anche una soluzione: Microsoft ha infatti configurato in modo esatto un prodotto che prende il nome di Azure Web Application Firewall (Waf) rilasciando in seguito delle linee guida per spiegare ai propri clienti come fare altrettanto per evitare problemi futuri.
È chiaro che i giganti del Tech siano sempre al centro del fuoco avversario e, pure investendo risorse ingenti nella difesa, può accadere che gli hacker si dimostrino particolarmente scaltri. La cosa importante è quella di stare attenti anche ai piccoli segnali.
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