Manca pochissimo tempo alla maturità e per prepararsi al meglio è il caso di seguire i consigli del neurologo.
Non manca moltissimo tempo al prossimo esame di maturità che anche quest’anno interesserà una grande schiera di ragazzi che stanno già da diverso tempo lavorando per potere arrivare al meglio delle forze e della preparazione.
Ebbene, oltre alle ore di studio, gli esperti e in particolare il neuropsichiatra infantile Oliviero Bruni dell’Università Sapienza di Roma ha fatto sapere che ci sono delle cose che possono aiutare nella preparazione all’esame.
Si comincia dal buon sonno, in aggiunta a dei piccoli trucchi che possono favorire la memoria come ad esempio: orari regolari, piccoli break dopo 2 o 3 ore di concentrazione sui libri, un po’ di sport nel tardo pomeriggio e stop a telefoni, tablet e Pc dopo cena.
“Oggi la qualità di vita che hanno i ragazzi, con orari particolarmente sfasati, non garantisce una giusta quantità di sonno. Ma avere un ritmo sonno-veglia regolare ha molti vantaggi sullo studio. Se alteriamo questo ritmo modifichiamo, inoltre, anche gli ormoni: melatonina, ormone della crescita, il cortisolo ed altri. Un altro elemento da considerare è il fatto che i processi di memorizzazione si verificano prevalentemente durante il sonno e durante la prima fase dell’addormentamento. Se andiamo a letto molto tardi e ci svegliamo presto, non ‘utilizziamo’ quella parte del nostro sonno che permette un’acquisizione solida delle informazioni raccolte durante il giorno” queste sono le parole dell’esperto dette per Adnkronos salute.
Ma non finisce qua, la cosa importante da tenere a mente è quella che riguarda la tecnologia, durante il giorno il nostro cervello riceve delle informazioni che poi ad un certo punto arrivano alla saturazione: “Per questo, oltre un certo limite, non riusciamo più apprendere altrimenti saremmo tutti dei geni. Ma se prima di dormire accendiamo il cellulare e continuiamo ad immagazzinare input, finiamo per ricordare di più le ultimi informazioni arrivate rispetto a ciò che abbiamo faticosamente studiato durante il giorno. Da qui la necessità di spegnere il telefonino la sera, dopo cena altrimenti i dati studiati non si spostano nella memoria a breve termine” conclude infine sempre nella sua nota.
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