La morte di Gino Mader ha sconvolto il mondo del ciclismo. Il 26enne svizzero è stato vittima di un tremendo incidente in discesa. Inutili i soccorsi prestati immediatamente dai medici. Ma Mader non è il primo a perdere la vita durante una corsa…
Il ciclismo è uno sport epico, di coraggio e disciplina, di forza e sfida con se stessi, ma anche sport in balia del destino, del caso, dell’imprevisto che viaggia fianco a fianco con il pericolo.
Gino Mader è morto a 26 anni, mentre correva la corsa di casa, il Giro di Svizzera. Fatale una caduta in discesa, nel corso della quinta tappa della corsa, quando Mader ha perso il controllo della bici, in un tratto in cui si sfiorano i 100 km/h, precipitando in una scarpata. Inutili i soccorsi, Mader ha resistito, ha combattuto, ma è deceduto poche ore dopo in ospedale. Lo svizzero non è la prima vittima delle strade che diventano tracciati di corsa. Anzi. La lista dei ciclisti che hanno perso la vita facendo ciò che amano, inseguendo il loro sogno, è piuttosto lunga. Nel ’35, al Tour, muore Francisco Cepeda, 29enne, originario dei Paesi Baschi, fatale la caduta in un burrone. Nel 1951 muore Serse Coppi, fratello di Fausto, durante il Giro del Piemonte, vittima di una caduta in centro a Torino. Nel 1936, invece, era morto Giulio Bartali, fratello di Gino, mentre correva la Targa Chiari, valida per la categoria dilettanti. In un tragico destino che unisce i due miti italiani.
Nel 1967, nella tappa del Tour che aveva nel Mont Ventoux il suo culmine, perde la vita l’inglese Tom Simpson, vittima del gran caldo che attanagliava la Francia in quei giorni, ma anche dall’assunzione di anfetamine. Simpson è considerato la prima vittima del doping. Molto più simile a quella di Gino Mader è la storia di Fabio Casartelli che aveva 24 anni e un figlio appena nato quando, il 18 luglio del 1995, durante la 18a tappa del Tour de France, perde la vita cadendo in discesa insieme ad altri corridori e battendo la testa su un paracarro. All’epoca il casco non era obbligatorio. Lo diventerà solo nel 2003, quando alla Parigi-Nizza, rimane ucciso l’ucraino Andrej Kivilev.
Nel 2010 Thomas Casarotto muore durante una tappa del Giro del Friuli, investito da un’auto entrata improvvisamente sul percorso. L’anno dopo, a perdere la vita è il belga Wouter Weylandt, 26 anni, durante la terza tappa del Giro d’Italia, cadendo lungo la discesa del Passi del Bocco. Il 27 marzo 2016, il belga Antoine Demoitié, 25 anni, viene investito da una moto del seguito durante la Gand-Wevelgem: morirà in ospedale a Lille. Quando lo sport diventa tragedia.
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