Nuovo stadio: il pressing della Roma per l’esproprio dei terreni comunali

Entra nel vivo la discussione per il nuovo impianto a Pietralata, ora la palla passa al Comune di Roma per risolvere la questione legata ai terreni

Dopo che la società ha presentato le modifiche al progetto richieste dal Comune, il lavoro della società giallorossa a proposito della costruzione a Pietralata del nuovo stadio, sempre in stretto contatto con il Campidoglio, procede nella giusta direzione.

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Il nuovo stadio della Roma dovrebbe sorgere sulla collina tra via dei Monti di Pietralata, via dei Monti Tiburtini e via degli Aromi, in un’area complessiva interessata che raggiunge i 160mila quadrati. Tutto intorno un parco, con vialetti e giardini. E accanto un playground con auditorium, campi da calcetto, da basket, da tennis e da padel.

La discussione con il Comune entra nel vivo

Barra dritta per la costruzione del nuovo impianto della As Roma con inaugurazione prevista entro il 2027. Continuano infatti i colloqui e la presentazione dei vari progetti con il Comune, anche se ci sono da risolvere le probabili prime grane legate soprattutto ai terreni da espropriare, agli immobili da sgombrare e agli eventuali ricorsi. Per la società giallorossa, a maggio del 2023 andrà in prescrizione il diritto ad avere indietro i terreni degli antichi proprietari delle aree che erano state espropriate negli anni scorsi per realizzare lo SDO, il famoso quartiere ideato e progettato molti anni fa con uffici e ministeri, il cosiddetto rischio della retrocessione. Dopo questa scadenza quindi, “eventuali contestazioni finalizzate alla retrocessione delle aree sarebbero insuscettibili di essere accolte”. E se questo non blinda definitivamente l’iter del progetto, lo mette almeno al riparo dal rischio che lentezze e cavilli burocratici possano fermarlo.

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Un investimento già molto consistente

I friedkin sono pronti a fare un investimento molto importante per finanziare la costruzione della nuova casa della Roma, si parla di non meno 582,1 milioni di euro e nel progetto di fattibilità tecnico-economica consegnato dalla Roma al Campidoglio si legge: “Da una prima indagine sullo stato giuridico dei suoli interessati dal sedime dello stadio e del parco di pertinenza emerge che non dovrebbero sussistere aree di proprietà private, in quanto non espropriate, a meno di una piccola area edificata”.

Per i legali della Roma quindi si tratterebbe di terreni già espropriati dal Comune ormai più di 20 anni fa, ma gli avvocati dei vecchi proprietari dei terreni stanno valutando, comunque, di ricorrere al tribunale civile per rientrare in possesso delle aree espropriate, consapevoli del fatto che con il progetto dello stadio della Roma i terreni possono avere un valore più alto. Ecco perché la società giallorossa sta spingendo per far emanare alla Giunta e non al Consiglio comunale la Dichiarazione di pubblico interesse, che avrebbe effetti importanti su urbanistica, espropri e patrimonio.

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