C’è una regola che non tutti conoscono relativa al documento d’identità necessario per l’ingresso in Paesi al di fuori dell’Unione Europea
Quante volte ci siamo imbarazzati al momento di mostrare i nostri documenti. Il problema, generalmente, è sempre la foto presente, tema molto delicato per ogni cittadino durante un controllo. Questo perché la maggior parte delle persone non è soddisfatta dell’immagine che viene scattata, che rimane poi per diverso tempo il “biglietto da visita” su carta d’identità, patente, passaporto e così via. Diventa quindi motivo di grande vergogna e di simpatiche battute e risate tra amici, che si divertono a confrontare le foto. C’è però un documento nello specifico, che molto spesso utilizziamo, che ha una linea guida fondamentale che sicuramente non ci viene incontro per migliorare le nostre immagini.
Niente sorriso sul passaporto, è questa la regola che non deve essere infranta, e che non tutti conoscono. È una questione particolare e molto recente, ma decisamente importante ai fini del documento e del suo corretto utilizzo. Riguarda infatti il tema della tecnologia del riconoscimento facciale. Tra noi ‘umani’ non abbiamo problemi a farci vedere e a individuarci con un sorriso, ma i computer non sono come noi e hanno bisogno di un aiuto in più. Proprio per questo motivo ritorna il tema dell’espressione, che mette quindi in difficoltà la macchina a cui sottoponiamo il documento, rallentando il procedimento di riconoscimento.
Si tratta di un problema di proporzioni del nostro volto, che vengono quindi alterate dalla conformazione della bocca al momento dello scatto. Il sorriso modifica sostanzialmente le linee del nostro viso e mette in difficoltà il software che si trova spiazzato al momento del riconoscimento facciale. A pagarne le conseguenze è perciò il confronto svolto dal computer tra i volti 3D, ovvero il nostro, e l’immagine 2D presente sul passaporto. Le macchine hanno infatti il compito di individuare e misurare precisamente i tratti del viso di ogni persona.
È fondamentale quindi mantenere la giusta distanza tra le pupille, le orecchie, il naso e la bocca. Questo permette il corretto riconoscimento del nostro volto quando siamo per esempio in aeroporto, in stazione, o in altri luoghi in cui bisogna farci riconoscere. Per questo, come spiega Karolina Turowska, sorridere porta complicazioni e rallentamenti nell’operazione di riconoscimento. L’esperta di fotografia biometrica e di viaggi presso Passport-Photo.Online sottolinea l’importanza dell’espressione facciale nelle foto dei documenti, come il passaporto, appunto. Diventa quindi centrale non modificare le proporzioni del viso. È un tema a cui non tutti prestano attenzione, ma che è estremamente rilevante ai fini dell’utilizzo del documento.
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