Non sembra esserci pace per Lucio Battisti o per meglio dire per la sua eredità, visto che nonostante il passare del tempo la causa che vede protagonista la sua famiglia e Mogol non si è ancora conclusa.
Nel 2016 tutti quanti erano in causa con la Acqua Azzurra perché volevano fare valere interessi spesso contrapposti e difficilissimi da conciliare e proprio in quell’anno arrivò una prima sentenza: Mogol ottenne una vittoria davanti al Tribunale civile, dopo aver contestato il veto imposto dalla Veronese su qualsiasi iniziativa riguardante l’eredità musicale del marito che avrebbe vanificato le possibilità di guadagno di Mogol.
Poi è stata la volta dell’entrata in scena della Sony, proprio lo scorso 6 Settembre, i giudici della Corte d’Appello confermano la sentenza di primo grado, che aveva già respinto la richiesta di maxi-risarcimento da 8,5 milioni avanzata dalla major discografica, condannandola al pagamento delle spese legali. Il tutto fa riferimento alla causa della Sony stessa contro gli eredi di Battisti.
“La decisione della Corte milanese è invece risultata significativa per almeno tre ragioni” queste le parole di Simone Veneziano, legale degli eredi di Battisti e ancora: “Innanzi tutto perché chiarisce, per la prima volta, che i contratti stipulati da Battisti oltre cinquant’anni fa con i produttori fonografici non consentono, senza adesso il consenso degli eredi o dei suoi editori, l’utilizzazione online o in pubblicità commerciali delle registrazioni fonografiche che incorporano le interpretazioni a suo tempo eseguite da Battisti”. In secondo luogo perché, ha sottolineato ancora Veneziano, se fosse stata accolta la tesi di Sony, sarebbe stato affermato il principio eversivo secondo il quale l’utilizzazione economica di un’opera musicale, anziché dall’autore (o dall’editore musicale), sarebbe governata dal produttore fonografico”.
Adesso però, pare all’orizzonte essere spuntato un nuovo problema, la vicenda in questione pare infatti essere molto lontana dal potersi risolvere: il 6 settembre Sony ha annunciato il ricorso in Cassazione, dal canto loro gli eredi hanno fatto sapere che attenderanno con serenità anche questa decisione.