Andare in pensione a 60 anni è davvero possibile? Non per tutti i lavoratori, scopriamo chi può accedere al beneficio.
Non ci sono dubbi sul fatto che il Governo sia a lavoro per affrontare diverse questioni che hanno a che fare con diversi argomenti importanti e tra questi anche quelli relativi alle pensioni.
Proprio in questi giorni è infatti previsto un incontro tecnico tra l’esecutivo e i Sindacati per parlare di questi argomenti che sicuramente non sono di facile risoluzione e su cui non è per nulla facile trovare un punto di incontro.
“Nel 2024 verranno sviluppate le quote pensionistiche ma prima sarà necessario abrogare la legge Fornero. I sindacati hanno richiesto più flessibilità e l’opportunità di lasciare il lavoro al sessantaduesimo anno di età. Quota 103 consente di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 di età. Questa possibilità sarà valida fino al 31 dicembre 2023 e, probabilmente, verrà prorogato il termine. Quota 41, invece, è sta eliminata nel Def, acronimo di documento di economia e finanza, del mese di aprile. Uno degli obiettivi del governo è l’uscita anticipata con quarantuno anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, ma il problema attuale riguarda le coperture finanziarie. Il costo di questa novità sarebbe superiore a 4 miliardi di euro e nel primo anno di attuazione e raggiungerebbe, secondo i dati Inps, i 75 miliardi in dieci anni. La proposta della Lega è quella di mettere in campo la misura tramite il ricalcolo contributivo dell’assegno questa opzione comporterebbe una riduzione dello stesso fino al 15%” questo si legge nella nota ufficiale.
Allora come detto prima, il Governo è a lavoro per discutere della riforma delle pensioni, pare che una ipotesi potrebbe essere quella di ripristinare Quota 96, che in passato era stata eliminata dalla Legge Fornero.
Ebbene, questa misura, per chi non lo sapesse, sarebbe appunto destinata a riconoscere maggiore flessibilità nell’uscita per i lavoratori con attività usuranti e gravose. Si prevede che il termine dall’attività avvenga a 61 o 60 anni di età e 35 anni di contributi. Tuttavia, il governo dovrà valutare attentamente le risorse finanziarie disponibili.
A tale proposito si sono anche espressi i Sindacati, ovvero Cgil, Cisl, Uil e Ugl che appunto hanno chiesto l’introduzione di una vera e propria pensione di garanzia per i giovani con la finalità proteggerli da assegni previdenziali irrisori a causa di carriere lavorative discontinue e del fenomeno del precariato: “I sindacati chiedono la creazione di una pensione contributiva di garanzia, collegata al numero di anni di lavoro e contributi versati, che tenga conto anche dei periodi di disoccupazione, formazione e basse retribuzioni, allo scopo di garantire a tutti un assegno pensionistico dignitoso con l’ausilio della fiscalità generale”.
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