Pensioni 2024, cosa può succedere nel caso di rivalutazione

Che cosa succede alle pensioni nel corso del 2024, cosa prevede la legge in caso di rivalutazioni? Scopriamolo.

Continua ad essere un argomento davvero molto importante quello legato alle pensioni e in particolare quello legato alle rivalutazioni pensionistiche. Pare infatti che nel 2024 gli assegni potrebbero essere più corposi considerando appunto le rivalutazioni e anche i conguagli che sono relativi all’anno 2023.

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Ma la cosa che è sempre il caso di prendere in considerazione è sapere in linea di massima quali potrebbero essere i benefici dei trattamenti pensionistici che ci potrebbero essere proprio nel corso del 2024.

Il punto da tenere a mente è che si deve sempre fare leva su quelle che sono le intenzioni del Governo e in particolari sui fondi che sono messi a loro disposizione che al momento sembrano essere di circa 2 miliardi di euro. Ma entriamo nel particolare.

Pensione, come avverrà la rivalutazione?

Partiamo dal presupposto che la possibile variazione dei prezzi che sono stati registrati dall’Istat è il vero motore che potrebbe aumentare i cedolini: “Con l’indicizzazione si tende a lenire la perdita del potere di acquisto e, stando ai dati di fine luglio rilasciati dall’Istat, il tasso inflazionistico acquisito per il 2023 è del 5,7%. L’inflazione acquisita è un dato meramente statistico che si fonda sull’ipotesi secondo cui l’inflazione non cambierà per la parte restante dell’anno a partire dal momento in cui è stata misurata”.

La cosa principale da tenere a mente è che nel 2023 l’Inps ha potuto tenere conto dell’inflazione che riguarda l’anno precedente e si è giunti alla conclusione che ci dovrebbe essere uno scarto dello 0,8% che determinerà un ulteriore aumento delle pensioni, a titolo di conguagli.

Ma a chi sono rivolti gli aumenti? Cosi come per il 2023, anche per il 2024 le cose dovrebbero funzionare in modo medesimo e quindi:

  • per le pensioni tra i 2.254,93 euro e 2.818,65 euro (ossia superiori tra 4 e 5 volte il minimo) l’indicizzazione sarà dell’85% del totale
  • le pensioni che superano dalle 6 alle 10 volte il minimo (ossia gli assegni tra 3.382,38 euro e i 5.637,30 euro) verranno indicizzate al 32%
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