Il nuovo stop di Mosca al grano ucraino potrebbe creare in Italia un terremoto sui prezzi di pane e pasta che tornerebbero a essere un grande problema per gli italiani
Si fa sempre più reale il rischio di un’impennata dei prezzi del grano e i consumatori rischiano di pagare caro il rialzo delle quotazioni della materia prima sui mercati internazionali. A causa del mancato accordo sul grano dovuto alla guerra in Ucraina, i prezzi di pane e pasta rischiano rincari fino al 10%.
Il mondo ha sempre più voglia di pasta ma l’Italia, primo produttore ed esportatore mondiale, rischia di restare a corto di materia prima per alimentare l’industria di prima trasformazione e pastifici. Negli ultimi dieci anni i consumi globali di pasta sono raddoppiati a 17 milioni di tonnellate annue.
“L’accordo sul grano è sospeso”, ha dichiarato alcuni giorni fa il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, e la decisione è “definitiva”, ha riportato l’agenzia Tass. Torna così in Europa e in Italia in particolare l’incubo dell’aumento dei prezzi del grano che importiamo dall’Ucraina e dalla Russia e con il quale prepariamo le confezioni della nostro piatto preferito: la pasta. l’Italia infatti resta il punto di riferimento mondiale per produzione (3,9 milioni di tonnellate), dell’export (2,4 milioni di tonnellate) e dei consumi: ogni italiano ne mangia oltre 23 kg all’anno, staccando in questa speciale classifica la Tunisia (17 kg), il Venezuela, (15) e la Grecia (12). “Lo stop della Russia all’accordo Onu per l’export alimentare dell’Ucraina, i raid che hanno distrutto 60mila tonnellate di grano e il crollo della produzione fino al -60% per gli effetti del clima, rischiano di scatenare uno tsunami che si riverserà direttamente sulle tasche delle famiglie”, lo riferisce in una nota il presidente Furio Truzzi di Assoutenti.
Mangiare un piatto di spaghetti, piatto tra i preferiti dagli italiani e non solo, potrebbe arrivare a costare in media fino a 2,29 euro al Kg, mentre oggi è attorno ai 2,09 euro. Secondo i calcoli proprio di Assoutenti, una famiglia media spende 1.320 euro l’anno in prodotti derivati dal grano: pane, pasta, crackers e altri alimenti. Un eventuale aumento del 10% dei prezzi al dettaglio comporterebbe un aggravio di spesa annuo di circa 130 euro a nucleo familiare. Assoutenti ha anche stilato la classifica delle città italiane dove la pasta costa di più. Il prezzo più alto si registra a Pescara, con una media di 2,50 euro al kg, seguita da Cagliari, Genova e Macerata con 2,37 euro al kg, mentre la città più economica sul fronte di spaghetti, penne, fusilli, ecc., è Cosenza con una media di 1,47 euro/kg, seguita da Benevento (1,48 euro), Palermo (1,49 euro), Catanzaro (1,53 euro) e Siracusa (1,54 euro).
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