Nonostante i numerosi interventi, in Italia la pressione fiscale continua a crescere e a pesare sulle tasche del cittadino
Secondo alcuni dati messi in evidenza dalla Cgia di Mestre i contribuenti italiani sono sottoposti a una pressione pari al 43,5%. Questo è, senza dubbio, un dato impressionante, anche perché nel 2019 la pressione fiscale era al 42%, collocando l’Italia al sesto posto in Europa.
Nel 2020 la pressione fiscale era salita al 42,7%, mentre nel 2021 era salita dal 43,4%. La media dei paesi Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) risulta essere più bassa rispetto a quella italiana: era al 34,1% nel 2021, il dato più aggiornato.
In Italia le imposte sono distinte principalmente in imposte dirette, perché colpiscono direttamente la ricchezza esistente (per esempio la casa) o nel momento in cui si produce (il reddito), e imposte indirette, perché colpiscono indirettamente la ricchezza, nel momento in cui viene spesa (quando facciamo acquisti) o trasferita (passaggio di proprietà). Per rispondere meglio alla domanda che ci poniamo vediamo quelle che pesano maggiormente sulle persone fisiche e sui consumi. In primo luogo menzioniamo l’IRPEF, imposta reddito persone fisiche, che deve essere versata da chiunque abbia un reddito. Poi c’è IVA, imposta valore aggiunto, che paghiamo direttamente su tutti i beni e i servizi acquistati, ma ci sono anche i dazi doganali e le accise su prodotti specifici, primi su tutti i carburanti. Per chi ha figli, le tasse sull’istruzione, a volte non ci pensiamo, ma sono quelle per le iscrizioni e le tasse per gli esami di maturità. Ancora, il canone RAI, che deve essere pagato dai possessori di un apparecchio Tv. Ci sono anche le tasse locali, gestite sul territorio dai comuni. Includono l’IMU (sui beni immobili) e la TARI ( tassa sui rifiuti). Si aggiungono le tasse specifiche come l’imposta di bollo (su contratti, polizze assicurative e titoli), di donazione e di successione.
Poi ci sono quelle che gravano sulle imprese: IRAP, imposta regionale attività produttive. È legata al fatturato con partita IVA. L’ IRES, imposta reddito società, dovuta dalle società di capitali, enti e società all’estero. C’è poi l’imposta sostitutiva regime forfettario, versata dai soggetti che hanno aderito al regime forfettario, le imposte doganali per i beni importati dall’estero, la tassa iscrizione albi professionali o abilitazione, che deve essere versata dai liberi professionisti per l’iscrizione agli albi professionali, l’imposta regionale concessione beni demaniali, dovuta dagli enti privati che hanno in concessione dei beni del demanio e, non ultima, la TOSAP, tassa occupazione suolo pubblico, per esempio per l’insegna di un negozio che sporge sul suolo pubblico. L’imposizione fiscale in Italia non è certo leggera, quelle qui menzionate non sono infatti esaustive, è bene quindi conoscere quanto meglio tutto il sistema, per pianificare qualsiasi attività consapevolmente.
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