La bevanda più diffusa in Italia può nascondere un’insidia, quella della presenza della caffeina che in grandi quantità potrebbe risultare dannosa
In Italia il caffè rimane una tra le bevande più apprezzate e gli italiani si considerano dei veri intenditori. E’ chiaro che non potrebbe essere altrimenti nel paese dove il 97% della popolazione tra i 18 e i 65 anni consuma caffè e per la maggior parte la giornata non può iniziare senza una buona tazza di “oro nero”.
C’è chi lo preferisce con tostatura media, sapore fine e delicato e c’è chi lo ama forte, cremoso, rotondo, dal retrogusto deciso, c’è chi ne prende una tazzina la mattina, chi arriva a più “tazzulelle” durante l’arco della giornata. La maggior parte dei consumatori ne apprezza le benefiche proprietà stimolanti ed energizzanti legate proprio alla presenza di caffeina.
La bevanda nera per eccellenza amata dagli italiani, ma famosa in tutto il mondo. Un’esigenza per molti necessaria, un piacere per molti irrinunciabile, quello di una buona tazzina di caffè. Al mattino come dopo pranzo, break del pomeriggio o dopo cena, ogni momento è buono per gustare l’aroma giusto. Ma la presenza della caffeina potrebbe avere qualche controindicazione. Questa sostanza possiede molte altre capacità utili all’organismo. Potenzia la funzionalità cerebrale e regolarizza la frequenza cardiaca, aumenta il metabolismo dei grassi e di conseguenza aiuta a perdere peso. Inoltre accresce la reattività muscolare e favorisce lo smaltimento dei liquidi, ma è sempre necessario capire come non eccedere in dosi esagerate. Per prima cosa è indispensabile capire quanta caffeina c’è in una classica tazzina di caffè. La caffeina è la principale molecola contenuta nel caffè, ed è considerata un alcaloide. È presente in circa 60 specie di piante, tra cui le più note sono le fave di cacao, le foglie di tè e i chicchi di caffè, ma anche erba maté e bacche di guaranà.
La quantità presente in una tazzina dipende da svariati fattori, in primis distinguiamo tra varietà arabica e robusta: il caffè di varietà arabica contiene meno caffeina rispetto alla varietà robusta, all’incirca la metà, poi dobbiamo considerare la temperatura dell’acqua e il tempo d’infusione: la combinazione con la maggiore estrazione è 100°C e 15 minuti. In linea generale possiamo assumere che una tazzina di espresso, del bar, corrisponde a una quantità di circa 35 ml e può contenere tra i 50 e gli 80 mg di caffeina. Una tazzina di caffè moka è più consistente e corrisponde infatti a circa 50 ml, una quantità che raccoglie fino a 120 mg di caffeina. C’è da aggiungere che ognuno di noi ha una capacità di “assorbimento” diversa, infatti ci sono persone più “caffeina sensibili” di altre. E’ chiaro poi che un adulto sano non avrà particolari problemi, ma dovrebbe essere limitata quando non si gode di buona salute. Per esempio chi soffre di colite dovrebbe ridurre l’assunzione di caffeina poiché aumenta la motilità intestinale. Situazione analoga per chi soffre di ulcera peptica o gastrite poiché la caffeina aumenta l’acidità dello stomaco. In generale gli studiosi consigliano di non superare i 300 mg al giorno, una dose che grossomodo corrisponde a tre tazze di caffè.
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