La guerra in Ucraina, iniziata con l’aggressione russa a Kiev, ha inciso anche sullo sport. Gli atleti russi sono costretti a careggiare senza bandiera se vogliono partecipare a tornei internazionali, come accaduto per esempio a Wimbledon.
L’Unione Sovietica prima e la Russia dopo sono sempre stati dei riferimento nello sport mondiale: dal nuoto alla ginnastica, dall’hockey al volley. Anche nel calcio, certo, con miti come Yashin o Karpin.
La guerra d’aggressione all’Ucraina, però, ha cambiato gli scenari anche nello sport. Molti atleti devono gareggiare senza bandiera, come Rublev e Medvedev, ultimamente protagonisti a Wimbledon. Bublik russo di nascita ha deciso di gareggiare sotto bandiera kazaka. Ma una delle discipline più popolari in Russia e in cui i russi sono veri e propri assi sono gli scacchi. A molti scacchisti non basta, però, gareggiare e competere senza la bandiera del loro Paese, perché hanno deciso di prendere le distanze da Putin e dalle sue azioni. E così ecco che hanno scelto di competere sotto la bandiera di altre nazioni. Secondo il media indipendente Kholod, oltre 200 sportivi hanno cambiato nazionalità da quando è scoppiata la guerra contro Kiev. Tra questi ci sono ben 141 giocatori di scacchi, compresi gran maestri con una bacheca ricca di premi.
Uno degli esempi più noti è quello di Aleksandra Kostenjuk che può vantare un palmares invidiabile: dodici volte campionessa mondiale di scacchi, tre volte vincitrice delle Olimpiadi mondiali di scacchi con la nazionale russa. La Kostenjuk, già nel marzo 2022, a poche settimane dall’inizio dell’invasione, aveva sottoscritto – insieme ad altri 33 scacchisti – una lettera aperta al presidente Vladimir Putin per chiedergli di cessare l’attacco all’Ucraina: “Gli scacchi insegnano la responsabilità delle proprie azioni. Ogni passo conta e un errore può portare a un fatale punto di non ritorno”, si leggeva nell’appello. Un anno dopo, con il suo appello caduto nel vuoto, la Kostenjuk ha annunciato d’aver deciso di rappresentare la Svizzera. Sulla falsariga di Kostenjuk, anche Evgenij Romanov, Gran Maestro dal 2007, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Batumi del 2018, che ha preso la cittadinanza sportiva norvegese già nel marzo 2022. “Ora che gli atleti russi hanno così tanti problemi con l’ammissione alle competizioni, questo passaggio si rende necessario per continuare la carriera”, ha detto.
Non solo scacchisti, ma anche ciclisti, nuotatori, atleti di biathlon, hanno deciso di abbandonare la bandiera russa. Chi ne ha accolti di più finora è Israele con 25 atleti.
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